di Mimmo Famularo – Il battesimo di fuoco. Il primo di quattro efferati omicidi. Gli inquirenti non hanno dubbi: a uccidere il 25 gennaio del 2015 l’imprenditore Domenico Maria Gigliotti è stato lo stesso killer che poi avrebbe assassinato l’avvocato Francesco Pagliuso. Stessa mano, stessa pistola, modalità simili, contesti diversi. Il nome è assai noto alle cronache giudiziarie: Marco Gallo. E’ lui il destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere notificata dalla Polizia ad Ancona dove si trova detenuto perché, nel frattempo, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Francesco Berlingieri a Lamezia ed è accusato pure dell’agguato costato la vita a Gregorio Mezzatestaa Catanzaro. In questo caso la sentenza di primo grado è prevista a luglio e la richiesta del pm è “fine pena mai”. Nei confronti di Gallo la Procura di Lamezia ha calato all’alba di oggi il poker, ovvero il quarto omicidio della serie che nell’ordine cronologico sarebbe il primo. Infallibile sì, ma non tanto perché di errori – stando alla ricostruzione degli inquirenti – Gallo ne avrebbe commessi diversi permettendo agli investigatori della Squadra Mobile di Catanzaro e a quelli del Commissariato di Lamezia Terme di mettere in fila i vari puzzle del mosaico per poi incastonarli al posto giusto e completare un quadro indiziario definito “granitico”. I dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il dirigente del Commissariato di Lamezia Terme Raffaele Pelliccia, il capo della Squadra Mobile di Catanzaro Alfonso Iadevaia e il suo vice Angelo Paduano.
La truffa dei “viaggi fantasma” e l’efferato omicidio
A muoversi stavolta non è stata la Procura antimafia di Catanzaro ma quella ordinaria di Lamezia Terme diretta da Salvatore Curcio. Nell’ordinanza firmata dal gip Rossella Prignani, Marco Gallo è ritenuto il responsabile dell’omicidio e della distruzione del cadavere di Domenico Maria Gigliotti. Nella notte tra il 24 e il 25 gennaio del 2015 l’imprenditore lametino venne gravemente ferito con quattro colpi di pistola mentre stava rincasando a bordo della sua auto poi data alle fiamme con la vittima all’interno davanti all’ingresso della sua villa. Raccapricciante la scena del crimine con i carabinieri, intervenuti per prima sul luogo dell’omicidio, che trovarono il cadavere carbonizzato. Secondo l’accusa, Gallo prima gli sparò quattro colpi di revolver e poi lo bruciò quando era ancora vivo. Le indagini, dirette dal sostituto procuratore Santo Melidona, si sono orientate su Marco Gallo che figurava tra le vittime della truffa dei “viaggi fantasma” venduti dall’agenzia Easy Fligth, gestita dalla moglie dell’imprenditore poi ucciso. La vicenda fu accertata nel corso dell’operazione denominata “Olandese volante” scattata nel dicembre 2014 e condotta all’epoca dei fatti dal Nucleo Mobile della Guardia di Finanza di Lamezia. Sarebbe stato proprio l’incasso fraudolento dell’anticipo versato (1.100 euro) per l’acquisto di una crociera, a cui avrebbero dovuto partecipare Gallo e la moglie, Federica Guerrisi, nonché la mancata restituzione della somma, a scatenare la violenta reazione dell’indagato che, già nel mese di ottobre 2014, aveva esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione della famiglia Gigliotti.
Due omicidi, stessa pistola
La svolta nelle indagini subito dopo l’omicidio dell’avvocato Pagliuso. Fondamentale il dettagliato sopralluogo dei carabinieri, la relazione della Polizia scientifica e il ritrovamento di un paio di ogive. Attraverso questi elementi si è potuto procedere alla comparazione balistica dei due delitti e quindi all’analisi del tabulati telefonici che hanno suffragato l’iniziale intuizione investigativa messa nero su bianco in un’articolata informativa. Gallo divenne così il principale indiziato e su di lui gli investigatori si concentrarono fino a raccogliere tutte le prove necessarie a ottenere l’ordinanza di custodia cautelare in carcere chiesta dalla Procura e firmata dal gip di Lamezia Terme. Come Pagliuso, anche Gigliotti è stato ucciso a colpi di revolver. Stessa pistola ma anche modalità simili perché il killer si è avvicinato all’auto sparando senza dare scampo alla vittima. E se l’avvocato era stato freddato in un contesto di criminalità organizzata, l’imprenditore è stato ucciso per una truffa commessa ai danni della persona sbagliata.