“È stata colpita una consorteria di ‘ndrangheta storica come gli Arena di Isola Capo Rizzuto. La prima sentenza che li riguarda è antecedente addirittura al 1975, prima ancora dell’introduzione del 416 bis”. Così il procuratore Salvatore Curcio, a capo della Dda di Catanzaro, ha aperto la conferenza stampa sull’operazione “Folgore-Blizzard”, culminata questa mattina con l’arresto di 17 persone in diverse regioni italiane: Crotone, Milano, Verona, Bolzano, Napoli, Perugia e Caltanissetta.
Un’operazione dei carabinieri del Ros, con il supporto del Comando provinciale di Crotone e dello Squadrone eliportato “Cacciatori”, che ha smantellato un’organizzazione capace di estendere la propria influenza ben oltre i confini calabresi.
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“Una ‘ndrangheta sopravvissuta e rigenerata”
Secondo Curcio, l’indagine è “importante perché dimostra ancora una volta la diffusione e la capillarità della ‘ndrangheta a livello nazionale e internazionale“. Il dato impressionante, ha aggiunto il magistrato, è che “quella degli Arena è una cosca sopravvissuta a due cruente guerre di ‘ndrangheta e, nonostante ciò, è riuscita sempre a rigenerarsi, stringendo alleanze anche con clan un tempo rivali“.
Capomolla: “Proiezioni anche al Nord, la cosca fa impresa”
“Quella di Isola è una struttura fortemente infiltrata nel tessuto economico e imprenditoriale“, ha spiegato Vincenzo Capomolla, già alla Dda e prossimo procuratore capo a Cosenza. L’operazione è figlia, ha ricordato, delle precedenti inchieste come “Johnny”, che avevano già messo in luce le ramificazioni del clan. Capomolla ha parlato di un “particolare attivismo delle varie anime della cosca, con proiezioni nel Nord Italia, in particolare in Trentino, Veneto e Lombardia“, sottolineando che “abbiamo accertato un certo dinamismo non solo in Calabria“. Un ringraziamento speciale è andato alla Procura di Trento, che ha offerto “spunti importanti su soggetti riconducibili al gruppo dei Manfredi“.
Raimondi: “La ‘ndrangheta fa finanza, crea società fantasma”
Il procuratore di Trento, Sandro Raimondi, ha parlato di un rapporto “di ottima sinergia con la Dda di Catanzaro“. Il suo ufficio ha indagato gli aspetti economico-finanziari dell’organizzazione: “Abbiamo scoperto che la ‘ndrangheta fa finanza, creando società fantasma e false partite Iva per reimpiegare i proventi illeciti”.
“!Due anni fa abbiamo trovato la ‘ndrangheta a Trento, oggi la troviamo a Bolzano“, ha spiegato. E ha raccontato un episodio emblematico del blitz: “Una bambina di cinque anni ha iniziato a giocare con il casco di un carabiniere. Anche questo è il volto dell’operatività investigativa, sempre nel rispetto dell’umanità“. I reati economici accertati ammonterebbero a oltre 30 milioni di euro, e una parte di questi fondi sarebbe stata destinata al sostegno delle famiglie dei detenuti.
I riti arcaici e la struttura “Lombardia”
Il colonnello D’Angelantonio del ROS ha aggiunto un dettaglio inquietante: “Abbiamo individuato riti come quelli di Polsi per rafforzare l’unitarietà del locale. È stato trovato un manoscritto risalente al 1976, che descrive i rituali di affiliazione”. Una ‘ndrangheta che, pur apparendo arcaica, si è dimostrata capace di sviluppare iniziative imprenditoriali anche all’estero, con complessi meccanismi di frode. È stata scoperta una struttura denominata “Lombardia”, con un referente del locale di Milano per la gestione degli affari illeciti, oltre a una rete sovraordinata tra clan diversi.
Armi, usura e minacce: la cosca resta una minaccia concreta
Il colonnello Fasciani ha parlato di “una grandissima presenza di armi, usate anche per addestramento ed esercitazioni“. Tra le attività documentate ci sono anche usura con tassi mensili fino al 10%, l’uso illecito di cellulari in carcere, e un caso di estorsione nei confronti di un imprenditore, vittima di minacce crescenti per ottenere un pignoramento.
Giovinazzo: “La provincia criminale di Crotone è operativa”
Il comandante provinciale dei Carabinieri, Raffaele Giovinazzo, ha parlato di un lavoro investigativo “frutto di un continuo coordinamento tra le forze dell’ordine e la magistratura“. E ha lanciato un monito: “Le armi sequestrate dimostrano che la provincia criminale di Crotone è pienamente operativa. E anche se al momento c’è pace, Isola Capo Rizzuto resta una pentola a pressione“.
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