12 Novembre 2025
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Calabria

Blitz contro la ‘ndrangheta, stop alla “rinascita” del locale di Cirò: ecco chi sono le 18 persone arrestate (NOMI)

Omicidio, estorsioni e appalti truccati: la Dda di Catanzaro svela il tentativo di riorganizzazione del locale di Cirò. Scoperta una “bacinella” per finanziare i detenuti: 21 misure cautelari

Una vasta operazione antimafia coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone ha portato all’esecuzione di 21 misure cautelari, di cui 18 in carcere e 3 con obbligo di dimora, nei confronti di soggetti ritenuti affiliati o contigui alle cosche di ‘ndrangheta operanti nei territori di Cirò Marina, Strongoli e Cariati.

L’inchiesta, denominata “Saulo”, si inserisce nel solco delle precedenti operazioni “Stige” e “Ultimo Atto”, ed è il frutto di una lunga attività investigativa sviluppata tra le province di Crotone, Cosenza, Taranto e Bologna, con notifiche di provvedimenti anche in diverse carceri italiane. Le accuse contestate vanno dall’associazione di tipo mafioso all’omicidio, passando per estorsione, turbata libertà degli incanti, danneggiamento, ricettazione e reati in materia di armi, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

Il ritorno del “locale” di Cirò

Secondo gli inquirenti, l’operazione avrebbe messo in luce la riorganizzazione dello storico “locale” di Cirò, disarticolato dai precedenti blitz antimafia ma capace di ricompattarsi grazie al coinvolgimento di familiari e conviventi di affiliati già detenuti.
Le indagini, supportate da intercettazioni, pedinamenti e dalle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, avrebbero documentato la resilienza del sodalizio e la sua capacità di mantenere il controllo del territorio tra l’alto Ionio crotonese e il basso Cosentino.

La cosca, attraverso una rete di uomini di fiducia, avrebbe continuato a esercitare pressioni sistematiche su imprese, ristoratori e attività economiche, imponendo il pagamento di somme di denaro o l’assunzione di persone indicate dagli affiliati.
Tra gli indagati figurano anche soggetti ritenuti coinvolti nell’omicidio dell’imprenditore Francesco Mingrone, 80 anni, assassinato a Cirò Marina nel 2003, in un delitto ricondotto – secondo l’accusa – a presunti “motivi d’onore” legati a una presunta offesa nei confronti della sorella di uno degli imputati.

Estorsioni, appalti e fondi del Pnrr

L’inchiesta ha fatto emergere una lunga serie di estorsioni ai danni di aziende impegnate in lavori pubblici, anche finanziati con fondi del Pnrr, nonché di gestori di lidi balneari, ristoranti e negozi della grande distribuzione.
In alcuni casi, gli affiliati avrebbero imposto l’assunzione di parenti nelle ditte colpite o preteso carburante agricolo gratuito come “forma di rispetto”.
Le indagini hanno inoltre documentato una turbata libertà degli incanti relativa a un’asta giudiziaria per un immobile sede di un ristorante, il cui titolare avrebbe versato mille euro al mese al clan per ottenere “protezione”.

Tra gli elementi più rilevanti dell’indagine emerge la scoperta di una “bacinella”, ossia una cassa comune destinata a finanziare le famiglie dei detenuti e a sostenere le spese legali dei membri del sodalizio. Da questo fondo sarebbero stati prelevati circa 30.000 euro per acquistare un’autovettura intestata a un affiliato ma utilizzata in realtà da un esponente di vertice della consorteria. Gli investigatori hanno inoltre accertato la disponibilità di armi da fuoco e la continuità operativa della cosca “Giglio” di Strongoli e delle ‘ndrine di Cariati, entrambe ritenute subordinate al “locale” di Cirò.

L’operazione sul campo

L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba con l’impiego di centinaia di uomini dell’Arma. Hanno partecipato i Comandi Provinciali di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Taranto e Bologna, il Nucleo Cinofili, l’Ottavo Nucleo Elicotteri e lo Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Vibo Valentia. Le notifiche sono avvenute anche nelle case circondariali di Agrigento, Prato, Secondigliano (Napoli), Ancona, e nelle carceri di San Gimignano (Siena) e Saluzzo (Cuneo).

Le persone coinvolte nell’inchiesta

In carcere sono finiti: Claudio Adorisio (60 anni, Ivrea), Francesco Amantea (63 anni, Cirò), Ercole Anania (55 anni, Cirò Marina), Martino Cariati (45 anni, Cariati), Cataldo Cornicello (46 anni, Cirò Marina), Franco Cosentino (51 anni, Cirò Marina), Cataldo Cozza (44 anni, Cirò Marina), Giancarlo Dell’Aquila (43 anni, Cirò Marina), Orlando Genovese (46 anni, Crotone), Enrico Miglio (73 anni, Strongoli), Mario Morrone (48 anni, Cirò Marina), Francesco Murano (70 anni, Cirò Marina), Domenico Pace (48 anni, Crotone), Basilio Paletta (50 anni, Cirò Marina), Vincenzo Giuseppe Pignola (63 anni, Cirò Marina), Giuseppe Spagnolo (56 anni, Crotone), Amedeo Tesoriere (41 anni, Desio), Salvatore Tesoriere (23 anni, Crotone).

Sottoposti a obbligo di dimora: Francesco Cariati (47 anni, Busto Arsizio), Luca Cariati (42 anni, Busto Arsizio), Cataldo Miglio (34 anni, Crotone).

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