13 Maggio 2025
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Calabria

Case popolari in cambio di voti a Catanzaro: il clientelismo, le omissioni e gli abusi all’Aterp

Secondo la Procura si tratta di un sistema costruito attorno al consigliere comunale Sergio Costanzo, che prometteva favori in cambio di sostegno elettorale per i candidati alle Europee 2024

Morosità ignorate, sgomberi mai eseguiti, occupazioni tollerate per anni e persino promesse di aiuti non, proprio di poco conto, in cambio di voti: è un terremoto quello che scuote l’Aterp di Catanzaro, al centro dell’inchiesta dei sostituti procuratori Saverio Sapia e Stefania Caldarelli, coordinata dal procuratore aggiunto Giulia Pantano, che è arrivata al capolinea con nuovi indagati e nuove ipotesi di accusa (LEGGI). Un sistema clientelare all’interno del quale Gianluca Martino, 58 anni di Catanzaro; Rodolfo Chillà, 56 anni, di Catanzaro; Saverio Menzica, 50 anni, di Catanzaro e Vittorio Pace, 66 anni, di Catanzaro, avrebbero ricevuto favori ben precisi, con la complicità e le omissioni di dipendenti Aterp, a disposizione del consigliere comunale di Forza Italia Sergio Costanzo. Avrebbero ottenuto agevolazioni sulle case popolari, in cambio del sostegno elettorale di due candidati alle Europee 2024.    

Funzionari pubblici e gli omessi sgomberi

I funzionari Aterp, sono accusati a vario titolo di aver omesso gli atti dovuti per liberare immobili Erp occupati abusivamente o intestati a morosi cronici. E per la Procura, in diversi casi documentati, nell’avviso di conclusione delle indagini, pur in presenza di situazioni di morosità superiore alle sei mensilità, non sarebbe stata avviata la procedura di decadenza dal contratto, imposta dalla legge regionale e in altri casi, nonostante l’occupazione senza titolo da parte di parenti o eredi di assegnatari deceduti, non sarebbero mai partite le diffide e le denunce previste dalla normativa. E in questo sistema entra in gioco la politica. A più riprese, il consigliere Costanzo avrebbe promesso “favori” legati alla regolarizzazione di alloggi in cambio di sostegno elettorale di due candidati alle Europee 2024 e Martino, Mensica, Chillà e Pace avrebbero accettato l’offerta.

I favoritismi e la logica clientelare

In particolare Concetta Raffa e Gianluca Martino in qualità di pubblici ufficiali, impiegati Aterp con funzione rispettivamente di istruttore amministrativo addetto alle pratiche di ampliamento e voltura e di dipendente nel settore amministrativo, nello svolgimento delle loro funzioni, avrebbero violato la regola di diffidare l’occupante al rilascio dell’alloggio entro 15 giorni e di presentare querela. Venuti a conoscenza che un parente di Saverio Mensica occupava senza titolo l’alloggio originariamente assegnato a quest’ultimo, su richiesta e sollecitazione del consigliere Costanzo avrebbero omesso di attivare la procedura volta al rilascio dell’immobile. E il politico si sarebbe attivato per ottenere il voto elettorale a vantaggio di due candidati alle elezioni dei membri del parlamento Europeo. Stesso scenario si verifica nel momento in cui i dipendenti Aterp Raffa e Domenico Albino, non avrebbero diffidato Rodolfo Chillà, occupante senza titolo di un alloggio Erp e di presentare querela né avrebbero attivato le procedure per il rilascio dell’immobile su richiesta di Costanzo che avrebbe offerto a Chillà questa agevolazione sempre per ottenere voti per i suoi candidati alle Europee. Politico, che per ottenere quei voti  avrebbe offerto a Vittorio Pace il proprio intervento per regolarizzare illecitamente la propria permanenza in una casa popolare.

Il ruolo dei Vigili urbani

  L’indagine travolge anche due vigili urbani di Catanzaro, Giuseppe Grande e Ivan L’Arocca, accusati di aver falsamente attestato la presenza stabile di un soggetto in un alloggio Erp, pur di legittimarne la permanenza. Il verbale riportava testualmente che “viveva lì da sei anni con la moglie”, ma si tratterebbe di una falsa dichiarazione pubblica con valore probatorio, aggravata dalla qualità di pubblico ufficiale. Un sistema clientelare e di omissioni, alimentato da connivenze tra politica e amministrazione, che ha privato decine di cittadini del diritto a un alloggio popolare, mentre chi non aveva più titolo continuava a beneficiarne, in alcuni casi per decenni, in violazione di ogni legge. Un modus operandi radicato che si sarebbe retto su una fitta rete di scambi di favore tra impiegati pubblici, politici e cittadini “amici”, in grado di pilotare assegnazioni, omettere sgomberi, ridurre i canoni e, in ultima analisi, spolpare il patrimonio pubblico per finalità personali o politiche.

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