13 Maggio 2025
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Calabria

Catanzaro sotto scacco della ‘Ndrangheta, la Dda: “Clan dei Gaglianesi capace di autorigenerarsi”

Il procuratore Curcio: "La lotta alle mafie non è appannaggio di magistratura e forze dell’ordine ma deve interessare l’intera società civile"

L’operazione ‘Clean Money’, coordinata dalla DDA di Catanzaro, ha portato all’esecuzione di 22 misure cautelari e ha mostrato la potenza di una cosca, quella dei Gaglianesi, che, nonostante i colpi subiti, è sempre riuscita a restare attiva. A illustrare i dettagli del blitz il neo procuratore capo della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio, alla sua prima conferenza stampa nel nuovo ruolo, il procuratore Vincenzo Capomolla (futuro procuratore a Cosenza), l’aggiunto Giancarlo Novelli e i vertici dei carabinieri provinciali di Catanzaro con il comandante Giuseppe Mazzullo e il comandante del reparto operativo Giovanni Burgio.

La storia dei Gaglianesi

La storia criminale dei Gaglianesi affonda le radici tra gli anni ’80 e ’90, quando la cosca ha iniziato a consolidarsi come forza egemone nella criminalità calabrese. La cosca è riuscita a ottenere un capillare controllo del territorio, alimentato dall’omertà della comunità e dalla complicità di numerosi imprenditori locali. Il clan è stato in grado di prosperare grazie alla sua abilità nel gestire i reati predatori, come le truffe, la ‘specialità della casa’ dei Gaglianesi, tanto da essere definiti ‘pagghiunari’ dal procuratore Curcio, che già nel 1993 si era imbattuto in questo clan che nonostante gli anni passati e le decapitazioni è sempre rimasto attivo.

Alleanze con i rom

I Gaglianesi hanno scalato i vertici del Gotha ‘ndranghetistico grazie anche alla loro stretta vicinanza con altre cosche, in particolare quelle di Isola Capo Rizzuto e di Cutro. L’evoluzione della cosca è diventata ancora più evidente nel 2014, quando il ‘locale’ di Cutro ha cominciato a perdere terreno, lasciando spazio al rafforzamento della consorteria catanzarese. Inoltre, la cosca ha creato alleanze con organizzazioni criminali di etnia rom. Secondo gli inquirenti, uno dei capi del sodalizio rom ha avuto un ruolo attivo nella scalata del clan post 2014. Questa collusione tra mafia e criminalità di etnia rom ha contribuito a rafforzare il potere dei Gaglianesi e a mantenere il controllo sul territorio. “Queste collusioni sul territorio – sottolinea il procuratore Capomolla – sono elementi che allarmano perché organizzazioni mafiose anche se colpite possono sempre rigenerarsi

Truffe sofisticate

Il core business del clan dei Gaglianesi è rappresentato principalmente dalle truffe, che venivano realizzate con metodi altamente sofisticati. Tra le attività illecite scoperte, i carabinieri hanno accertato che il clan aveva creato una società nel Nord Italia, apparentemente legale, ma gestita da nominativi fittizi. In questo modo, quando i creditori cercavano di farsi pagare, non riuscivano mai a rintracciare nessuno. Questo sistema ha fruttato oltre 400mila euro alla cosca, permettendo loro di accumulare notevoli guadagni.

Lotta contro la ‘ndrangheta

Nonostante i colpi inflitti alle cosche locali, il procuratore Capomolla ha sottolineato l’importanza di un impegno collettivo nella lotta alla ‘ndrangheta. “Le organizzazioni mafiose sono in grado di rigenerarsi, e la repressione da sola non basta. È necessario un impegno continuo da parte delle forze dell’ordine, della giustizia e della società civile”

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