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19 Dicembre 2025
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Traffico di droga tra Lamezia, Vibo e Reggio: condanne per oltre tre secoli di carcere per 53 imputati (NOMI)

Venticinque le assoluzioni sentenziate dal Tribunale collegiale di Lamezia Terme nell'ambito del processo "Droga Parlata"

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Si chiude il processo di primo grado per 78 imputati nel processo “Droga parlata”, nato da un’inchieste dalla Dda di Catanzaro che mira a far luce su una associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, con tanto di detenzione e uso di armi e tentata estorsione, con presunti collegamenti a fornitori nelle province di Vibo Valentia e Reggio Calabria. Il Tribunale collegiale di Lamezia Terme, presidente Angelina Silvestri, a latere Rosario Aracri e Adriana Marasco ha sentenziato condanne comprese tra i 30 anni e i 6 mesi di reclusione per complessivi 316 anni di reclusione nei confronti di 53 imputati, mentre 25 sono gli assolti

Le condanne

Gianluca Adone, detto Bob, 12 anni, 2 mesi di reclusione; Francesco Angotti detto “Ciccio”, 4 anni, 4 mesi e 22mila euro di multa; Stefano Apa, 4 anni e 18mila euro di multa; Antonio Bonaddio, 1 anno e 8 mesi; Immacolata Bonali, 4 anni e 18mila di multa; Pasquale Buffone,16 anni e 4 mesi di reclusione; Felice Cadorna, detto “Zio Tonino”, 30 anni; Marco Caligiuri, 1 anno e 3mila euro di multa; Michele Caruso, 6 anni, 8 mesi e 35 mila euro di multa; Antonio Cerra, 8 anni, 2 mesi di reclusione e 41mila euro di multa;  Davide Cerra, 8 mesi e 2mila euro di multa ; Marco Antonio Cerra, 11 anni, 8 mesi ; Andrea Chirico, 3 anni e 6mila di multa; Alessio Cortese alias “Red”, 11 anni e 5 mesi di reclusione; Domenico Cracolici detto “Mimmo”, 4 anni e 18mila euro di multa; Angelo Antonio Fazzari, 6 anni e 26mila euro di multa; Francesco Filippini, alias Bazzarino, 4 anni e 8 mesi di reclusione e 26mila euro di multa; Giacomo Gallo, 4 anni, 3 mesi e 21mila euro di multa; Francesco Galluzzi, 6 anni, 8 mesi di reclusione 34mila euro; Giancarlo Gelsomino, 4 anni, 18mila di multa; Francesco Giampà, detto Ciccio il meccanico, 4 anni, 4 mesi e 22mila euro di multa; Pasquale Gigliotti, 4 anni 6 mesi e 24mila euro di multa; Hans Georg Holzhausen, 13 anni e 8 mesi; Samuel Iannelli, detto Samuelino o Puzzella, 6 anni, 10 mesi e 37mila euro di multa; Luigi Iannì, 6 anni, 10 mesi e 37mila euro; Lorenzo Isabella Valenti, 12 anni e 10 mesi di reclusione. Fabrizio Lezoche, 6 mesi di reclusione 1.400 euro di multa; Mario Maiolo, detto Conte e Foca, 6 anni, 2 mesi e 28mila euro di multa; Mario Marcianò, 2 anni e 5mila di multa; Maurizio Mazza, 13 anni e 6 mesi di reclusione; Antonio Mendicino, detto Picuni, 4 anni e 18mila euro di multa; Antonio Mercuri, 2 anni e 6 mesi di reclusione e 9 mila di multa; Sergio Montuoro, 3 anni, 4 mesi e 7mila euro di multa; Fortunato Moretti, 1 anno, 6 mesi di reclusione e 4mila di multa; Manuele Motta, 1 anno, 6 mesi di reclusione e 5mila euro di multa; Fabio Murone, 4 anni di reclusione e 18mila euro; Luigi Notarianni, detto Gino (71enne), 2 anni di reclusione e 6mila di multa); Raffaele Pagliuso, 3 anni 9 mesi e 13mila di multa; Gianluca Paradiso, detto Pitorro, 1 anno e 3mila euro; Antonio Perri, 1 anno, 3mila euro di multa; Luciano Pesce, 4 anni, 8 mesi e 26mila euro di multa; Danilo Pileggi, 12 anni, 6 mesi; Iolanda Pulice, 1 anno e 2mila euro di multa; Saverio Pulice, 4 anni e 18mila di multa; Fausto Raso, 16 anni e 2 mesi di reclusione; Giovanni Roberto, 12 anni, 11 mesi e 9 giorni; Davide Saladino, 1 anno, 4 mesi di reclusione e 7 mila euro di multa; Giuseppe Saladino, detto Peppe, 6 anni, 6 mesi e 33mila euro di multa; Claudio Scardamaglia, 6 anni, 6 mesi e 33mila euro; Vincenzo Taccone, 6 anni e 26mila euro; Sandro Talarico, detto Sandrino, 4 anni, 4 mesi e 22mila euro; Pasquale Taverna, detto Chirichella, 3 anni, 5 mesi e 15mila euro; Angelo Torcasio, detto Nello, 6 anni e 26mila di multa; Antonio Torcasio, detto Gnaffi, 12 anni e 10 mesi. 

Assolti  

I giudici hanno assolto Flavio Bevilacqua e suo fratello Sandro Bevilacqua detto “Sasà”Luigi BuccinnàPietro Antonio CarusoFernando Cittadino alias “Pilusena” Bruno CorteseSalvatore Curcio; Carlo Davoli; Giovanni De Fazio; Mario Gigliotti, detto Mariuzzo di Fronti; Raffaella Gigliotti; Erik Grillo; Peppe Marrazzo; Carmine Vincenzo Notarianni, detto Enzariello o Pilosci; Luigi Notarianni (44 anni, detto Pilosci, difeso dall’avvocato Leopoldo Marchese); Giuseppe Osso; Redentore Pacenza; Caterina Pagliuso; Francesco Porco, detto ciccio; Luigi Semeraro; Claudio Strangis; Eugenio Torcasio; Ugo Torcasio, detto Ughetto; Franco Trovato; Valentino Vesci

L’inchiesta nasce dal 17 febbraio 2022, quando furono eseguiti arresti in flagranza che portarono alla luce una presunta rete di spaccio attiva nella piazza Mercato Vecchio di Lamezia Terme, con rifornimenti di cocaina provenienti da Vibo Valentia e Gioia Tauro. L’operazione è stata possibile grazie alla collaborazione tra Squadra Mobile, Commissariato, unità cinofile e Reparto Prevenzione Crimine.

I capi del sodalizio

Un sodalizio, secondo le originarie ipotesi accusatorie, gestito da Antonio Pagliuso e Domenico Gian Luigi Bonali, i cui “capi e partecipi”, come Maurizio Mazza erano erroneamente convinti di non avere microspie alle calcagna. Conversazioni intercettate, in cui espressamente si parla, di “grammi”, di “chili”, di “roba”, di hashish, marijuana, cocaina, eroina ed altre droghe, molte volte smistate all’interno di una magazzino in via Torre a Lamezia, roccaforte per nascondere e  raffinare la droga. In un dialogo intercettato dalla Polizia e durato oltre un’ora, Domenico Gian Luigi Bonali e Marco Antonio Cerra, sono intenti a confezionare “qualcosa”, commentando che le dimensioni delle dosi da ricavare devono essere piccole e non “troppo grandi”. E che si trattasse di cocaina lo si evincerebbe dalla prosecuzione della conversazione, nel corso della quale, Cerra chiede a Bonali “Minchia, si sente, no?” ottenendo come risposta “Eh … una botta”. I due, nel preparare le dosi, fanno riferimento all’aggiunta di qualcosa: “Ci metti la cosa là”. Un’affermazione questa, secondo gli inquirenti, che si coniuga con le caratteristiche della preparazione della cocaina che viene solitamente “tagliata” con altri medicinali per implementare il numero delle dosi ricavabili. Il 9 febbraio 2018, sempre nello stesso magazzino, luogo di incontro del sodalizio, vengono captate una serie di conversazioni telefoniche ed ambientali dalle quali emerge come Antonio Pagliuso sollecitasse Pasquale Gigliotti ad incontrarsi per definire una “vicenda”, nella quale quest’ultimo avrebbe ceduto due dosi di droga al prezzo di 90 euro. Il dialogo captato prosegue consentendo di risalire alla cessione di 2,5 grammi di cocaina fatta da Gigliotti a Pagliuso suo abituale fornitore, al prezzo di 150 euro. Ma sono tante le cessioni di droga documentate nel provvedimento del gip con relativo prezzo: da un chilo di marijuana per un profitto di 1.800 euro a 39 grammi di cocaina per un guadagno di 2.730 euro a 100 grammi di cocaina venduta ricavandone 9mila euro. Ma le carte non certificano solo fiumi di droga.

Kalashnikov e bombe da utilizzare in caso di necessità

Dalle intercettazioni emerse come alcuni imputati avessero a disposizione armi da fuoco, da guerra e relative munizioni. L’11 aprile del 2018, Antonio Pagliuso ed Antonio Cerra, mentre si trovavano a bordo di una Fiat Panda, discutono di alcune armi e del fatto che Pagliuso ne aveva visto “una nuova”. Più o meno come la nostra è…, non mi ricordo il modello che ce l’ho segnato!” E Cerra chiedeva : “una trentaquattro?”. Ricevendo come risposta : “una sei e trentacinque”. Dopo circa un mese, sempre in una conversazione spiata in auto, Antonio Cerra, si vanta della sua leadership nella vendita delle armi: “questi qua li paghiamo una cazzata hai capito? Ti sto parlando chiaro, il miglior prezzo che ho io non ce l’ha nessuno in tutta la zona, ma no a chiacchiere per davvero” e discute dell’acquisto di un revolver calibro 38 con canna da 3 pollici, mentre Antonio Pagliuso asserisce di essere stato in possesso di un revolver Smith & Wesson calibro 38. E l’11 luglio 2018, quest’ultimo chiede a Domenico Gian Luigi Bonali di andargli a nascondere la pistola in casa, temendo di essere scoperto, essendoci numerosi controlli da parte delle Forze dell’Ordine. Il giorno successivo, consapevoli dei rischi che corrono in caso di controlli di polizia, i sodali, in base al provvedimento, cercano di individuare il modo migliore per evitare che le armi possedute venissero scoperte. E’ lo stesso Antonio Pagliuso, a descrivere il proprio arsenale ai suoi accoliti “a me non mi manca niente”, un arsenale composto da numerose armi, anche di grosso calibro, come kalashnikov, fucili a pompa e fucili calibro 20, oltre che un ordigno esplosivo, del peso di 64 chilogrammi, che non avrebbe esitato ad utilizzare in caso di necessità.

Il collegio difensivo

Nel collegio difensivo compaiono, tra gli altri i nomi degli avvocati Leopoldo Marchese, Francesco GambardellaMichele CerminaraAntonio LarussaDomenico FolinoBernardo MarascoMario MuroneSalvatore CerraDebora MolinaroRenzo AndricciolaFrancesco Domenico MuroneGiuseppe SpinelliLuciano Domenico SinopoliLucio CanzoniereAldo Ferraro e Gianluca Careri. 

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