Torna in libertà l’ex sindaco di Badolato Giuseppe Nicola Parretta, destinatario di una misura cautelare agli arresti domiciliari per voto di scambio politico- mafioso nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Ostro-Amaranto”, che ha portato all’arresto di 29 indagati, disposti dal gip distrettuale Sara Merlini, decapitando i vertici dell’amministrazione di Badolato ritenuta dagli inquirenti asservita al volere di Antonio Paparo, l’imprenditore considerato espressione della cosca Gallace di Guardavalle.
La sesta sezione penale della Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso degli avvocati Salvatore Staiano e Giuseppe Mussari, ha annullato senza rinvio le ordinanze del Tdl e del gip del Tribunale di Catanzaro, disponendo l’immediata scarcerazione dell’indagato. Secondo le ipotesi di accusa, Parretta in concorso con gli ex assessori Fiorenza e Giannini, e altri indagati, previo accordo tra di loro avrebbero organizzato riunioni in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Badolato, indette per il 3 e il 4 ottobre 2021, per far vincere i loro prescelti: Giuseppe Nicola Parretta, sindaco con la lista “Vivi Badolato”, Ernesto Maria Menniti con la lista civetta “Uniti per Badolato” , Antonella Giannini, Maicol Paparo e Andrea Bressi quali consiglieri comunali, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla vicinanza al sodalizio mafioso dei Gallace.
Nomine e incarichi
Giuseppe Nicola Parretta è stato poi eletto sindaco con la lista Vivi per Badolato con 1007 voti, mentre Ernesto Maria Menniti con la lista Uniti per Badolato ha ottenuto 86 preferenze, nominato assessore e vicesindaco. Micol Paparo, figlio di Antonio Paparo, è stato eletto consigliere con il più alto numero di preferenze 170 voti ed stato nominato assessore con delega in materia di Bilancio, Tributi, Attuazione programmatica, Sistemi informatici, mentre Andrea Bressi, candidato eletto alla carica di consigliere comunale nella lista Vivi Badolato è stato nominato assessore, così come Antonella Giannini malgrado i pochi voti ottenuti, 29 con la lista vincitrice, su imposizione di Paparo è stata nominata da Parretta assessore esterno con delega alla Scuola e alla Pubblica istruzione. Oggi la Cassazione con un annullamento secco ha fatto crollare il coinvolgimento di Parretta in un patto di tipo politico mafioso, così come i giudici di Piazza Cavour avevano già deciso l’esclusione del 416 ter per Fiorenza e Giannini,difesi dagli avvocati Vincenzo Cicino e Vincenzo Varano, (LEGGI): il presunto accordo tra i coniugi e Antonio Paparo, ritenuto vicino alla cosca Gallace, non è penalmente rilevante. Non emerge alcuna promessa di voti in cambio di utilità, condizione essenziale per configurare lo scambio elettorale politico-mafioso. I ventinove voti ricevuti da Antonella Giannini, candidata nella lista “Uniti per Badolato”, furono “mero riempitivo per la presentazione formale della lista”, non frutto di intimidazioni o accordi illeciti. “L’intervento fu finalizzato solo a garantire la legalità delle elezioni”, e lo stesso dicasi per il marito.
Lo scioglimento del Comune di Badolato
Un’inchiesta questa della Dda di Catanzaro che ha portato allo scioglimento pe infiltrazioni mafiose del Comune di Badolato con decreto firmato dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero dell’Interno. L’inchiesta della commissione d’accesso ha evidenziato una penetrazione capillare della criminalità organizzata. Non più episodi isolati o sospetti: si tratta di una gestione alterata e funzionale a interessi mafiosi. Appalti truccati, assunzioni pilotate, scelte politiche eterodirette. La macchina pubblica era al servizio della ‘ndrangheta. Intanto per Parretta Fiorenza e Giannini è venuta meno la gravità indiziaria e per decisione della Cassazione sono liberi.
L’annullamento con rinvio e i quattro rigetti
La sesta sezione della Corte di Cassazione, nell’ambito della stessa inchiesta ha annullato con rinvio la posizione di Agazio Andreacchio, (difeso dall’avvocato Vincenzo Cicino), destinatario di una misura cautelare agli arresti domiciliari e nei confronti del quale si ipotizza la procurata inosservanza della pena aggravata dal metodo mafioso. Per lui gli atti ritornano a Catanzaro per un nuovo riesame sulla misura cautelare, mentre ha respinto i ricorsi di Franco Aloi, Antonio Ussia e Cosimo Sorgiovanni, anche loro accusati di procurata inosservanza della pena. Tutti e quattro, in concorso con altri indagati, secondo le ipotesi accusatorie, avrebbero aiutato Cosimo Damiano Gallace, Antonio Gallace e Leotta Cosmo a sottrarsi alle ricerche delle autorità preordinate ad eseguire l’ordine di esecuzione di carcerazione il 25 novembre 2020. Rigettato anche il ricorso per Giuseppe Bava, nei confronti del quale la Dda ipotizza l’associazione a delinquere di tipo mafioso. Ma per Andreacchio il capitolo sulla misura cautelare si riapre, per gli altri la partita è chiusa.