Il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) ha espresso contrarietà, evidenziando possibili rischi per ordine e sicurezza delle carceri. I sindacati della polizia penitenziaria hanno definito l’iniziativa un “fallimento complessivo del sistema carceri“, criticando la gestione dei rapporti affettivi dei detenuti come un esercizio fai da te della sessualità.
Il valore dell’iniziativa secondo Antigone
Dall’altra parte, esponenti come Alessio Scandurra, Coordinatore dell’Osservatorio Antigone, hanno sottolineato l’importanza della misura per la promozione dell’affettività in carcere, definendola una “tappa fondamentale“. Secondo Scandurra, i preservativi rappresentano un passo verso un carcere più vicino alla comunità esterna, senza incidere sull’ordine pubblico, e consentono di perseguire la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Distribuzione e controlli
La consegna dei preservativi è affidata al dirigente sanitario, dottor Davide Broglia, e alle dottoresse Paola Tana e Gabriella Davide, con obbligo di annotare ogni consegna e garantire forniture successive.
Diritto all’affettività e prevenzione sanitaria
Antigone evidenzia come, nonostante i limiti del sistema penitenziario, l’iniziativa rappresenti un segnale concreto per riconoscere e tutelare i diritti affettivi dei detenuti, andando oltre le critiche di chi considera il provvedimento un mero rischio per la sicurezza. La decisione riaccende il dibattito sul diritto all’affettività in carcere e sulla necessità di conciliare prevenzione sanitaria e tutela dei diritti individuali all’interno degli istituti penitenziari.