11 Ottobre 2025
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Salvini: “La pace a Gaza si deve anche a Netanyahu. Lo chiamano criminale, ma ha tenuto duro”

Il leader della Lega a Firenze elogia il premier israeliano e attacca la sinistra: “In Italia caccia all’ebreo, si sta scherzando col fuoco”

“La pace a Gaza si deve anche a quello che alcuni giudicano un criminale: Bibi Netanyahu, che ha tenuto duro in un momento difficile”.
Con queste parole il vicepremier e segretario della Lega Matteo Salvini è intervenuto alla chiusura della campagna elettorale di Alessandro Tomasi, candidato sindaco di centrodestra, elogiando il ruolo del premier israeliano nel processo di pacificazione in Medio Oriente. Il leader leghista ha difeso Netanyahu dalle accuse internazionali, definendolo un uomo che “ha guidato Israele lungo un sentiero difficile, ha sconfitto i terroristi islamici che lo circondavano e ora può far tornare i bambini israeliani e palestinesi a giocare e crescere insieme”.

“Mi vergogno che nel 2025 ci sia ancora caccia all’ebreo”

Nel suo discorso, Salvini ha poi lanciato un duro attacco contro quella che definisce «una sinistra che scherza col fuoco», denunciando il riemergere di sentimenti antisemiti anche in Italia.
Mi vergogno che nel 2025 ci sia ancora la caccia all’ebreo, che pensavamo fosse finita con Hitler e i campi di concentramento – ha dichiarato –. Oggi, invece, assistiamo a manifestazioni e prese di posizione che riaccendono l’odio e alimentano pericolose tensioni”.

Un messaggio che il leader della Lega ha accompagnato con un invito alla responsabilità: “Chi alimenta il pregiudizio e la violenza non si rende conto di quanto sia fragile l’equilibrio della pace conquistata”.

“La pace non si deve a Greta o Saviano, ma alla forza di Trump”

Nel suo intervento, Salvini ha voluto sottolineare anche il ruolo di alcuni protagonisti internazionali nel processo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas.
“Se oggi si parla di cessate il fuoco, restituzione degli ostaggi e ricostruzione di Gaza, non è merito delle Flotille, di Greta Thunberg, di Saviano o di Alessandra Albanese – ha detto – ma della forza del presidente Trump, del coraggio di papa Leone e del governo italiano, che non si è accodato ai “pecoroni” alla Macron nel riconoscere lo Stato di Palestina”.

Un chiaro riferimento alla linea politica del governo Meloni, che negli ultimi mesi ha mantenuto una posizione di fermo sostegno a Israele, distinguendosi da altri Paesi europei più favorevoli al riconoscimento della Palestina.

Un messaggio politico e simbolico

Le parole del vicepremier si inseriscono in un contesto internazionale ancora delicato, dopo settimane di negoziati e tensioni attorno al conflitto israelo-palestinese.
Rivendicando la sua vicinanza a Israele e agli Stati Uniti, Salvini ha ribadito che la pace “non nasce dai cortei o dalle ideologie, ma dalla determinazione di chi difende la libertà contro il terrorismo“.

Con un linguaggio diretto e fortemente politico, il leader leghista ha voluto lanciare anche un messaggio all’opinione pubblica italiana: “Difendere Israele significa difendere l’Occidente e i valori democratici. Non c’è pace possibile senza sicurezza”.

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