“Definire i settori in cui indirizzare la spesa è una cartina di tornasole che ci restituisce il profilo politico di un Governo. Come ho detto all’ultimo consiglio regionale di novembre ‘dimmi dove spendi e ti dirò chi sei’. Ma altrettanto importante, oltre a stabilire dove indirizzare le somme, è anche capire come queste vengono spese. E con quali risultati”. Lo dichiara la consigliera regionale, Rosellina Madeo.
La mobilità passiva
“Da una manovra da circa sette miliardi e mezzo di euro di cui ben il 60% viene fagocitato dalla Sanità, ci si aspetterebbero risultati ben diversi in ambito sanitario. In una regione dove la spesa per le cure e l’assistenza è così alta, quello che ci si attende è una sanità che funziona, capace di rispondere alle esigenze dei cittadini e verso la quale i calabresi riescano ad avere fiducia. E invece un calabrese su 4 sceglie di curarsi fuori regione e questa scelta viene fatta non solo per operazioni complesse ma anche per quegli interventi definiti di routine. La mobilità passiva costituisce un ampio settore di spesa che toglie ossigeno ai nostri ospedali per rimpinguare invece le strutture delle altre regioni”.
Le criticità dei servizi principali
“I servizi essenziali – prosegue – al collasso: dal 118 alla guardia medica mentre la medicina territoriale anziché capillare è diffusa è semplicemente un miraggio. Per quanto sulla carta ci si sforzi e si possano immaginare case di comunità o botteghe della salute, ad oggi il territorio resta scoperto e il pronto soccorso è spesso il primo e unico baluardo al quale i cittadini si rivolgono”.
Il semestre filtro a Medicina
“I medici calabresi – ribadisce – scappano fuori regione per stipendi più congrui rispetto alle mansioni e alle responsabilità, mentre qui siamo costretti a rivolgerci a Cuba. I cubani sono dei professionisti – per carità – ma la pesca dei medici dall’altra parte del mondo non può e non deve essere pensata come la soluzione. A tal proposito mi corre l’obbligo di fare una riflessione sulle modalità con cui la riforma Bernini, che si è palesata un disastro su tutti i fronti, vada seriamente ripensata. I meccanismi selettivi attualmente in vigore continuano a produrre un effetto sistemico perverso: escludere migliaia di giovani motivati e preparati che potrebbero rappresentare una risorsa fondamentale per il nostro sistema sanitario e che invece, al netto degli errori ammessi dalla stessa Bernini nei test di Fisica, si trovano prima tutti esclusi, poi riammessi tutti in graduatoria ma con i debiti da recuperare. Una riammissione con riserva che ancora una volta scarica il peso su Università e famiglie”.
Carenza di medici
“Ecco, questo sistema farraginoso e disfunzionale – conclude – sta scoraggiando le nostre giovani e i nostri giovani con risultati in prospettiva davvero pericolosi per la nostra regione. La Calabria registra una cronica carenza di medici, soprattutto negli ospedali periferici e nei servizi di emergenza, e al tempo stesso assiste all’emarginazione o alla migrazione forzata di giovani che vorrebbero formarsi e lavorare sul territorio. È una contraddizione che la politica non può più permettersi di ignorare. Continuare a rinviare una revisione seria dei test di accesso e dei percorsi formativi significa accettare, di fatto, il depauperamento progressivo del sistema sanitario calabrese”.












