5 Settembre 2025
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Liste d’attesa? No, liste di vergogna. La sanità pubblica cura chi paga e abbandona chi aspetta

È questo il capolavoro del nostro Servizio Sanitario Nazionale, che un tempo era un vanto e oggi è un inganno. Sulla carta garantisce cure universali, gratuite e accessibili a tutti. Nella realtà, invece, è diventato un sistema a doppio binario

C’è un’Italia che aspetta e un’Italia che paga. E la seconda, naturalmente, è quella che sopravvive. La scena è sempre la stessa: un malato oncologico ha bisogno di una risonanza magnetica. Il medico prescrive l’esame, il familiare va al CUP e si sente rispondere che l’appuntamento più vicino è fra qualche mese. Mesi, per chi combatte contro un tumore, non sono semplici giorni di calendario: sono tempo rubato a diagnosi e cure, tempo che può fare la differenza tra vivere e morire.

Il miracolo del pagamento immediato

Poi, all’improvviso, ecco il miracolo. Lo stesso ospedale, lo stesso macchinario, lo stesso medico. Ma con una differenza: se sei disposto a pagare, il posto si materializza subito. Non c’era posto nel pubblico, c’è subito posto nel privato. Non c’era disponibilità quando era il diritto alla salute a bussare alla porta, ma si apre un varco immediato quando è il portafoglio a bussare.

Il doppio binario del SSN

È questo il capolavoro del nostro Servizio Sanitario Nazionale, che un tempo era un vanto e oggi è un inganno. Sulla carta garantisce cure universali, gratuite e accessibili a tutti. Nella realtà, invece, è diventato un sistema a doppio binario: chi si accontenta della corsia pubblica deve rassegnarsi a liste infinite, chi imbocca la corsia privata arriva subito al traguardo. La differenza non la fa la gravità della malattia, ma la disponibilità economica.

Intramoenia, parola sporca

Tutto questo ha un nome tecnico: “intramoenia”. Una parola asettica che nasconde una verità sporca. I medici ospedalieri hanno la possibilità di esercitare attività privata all’interno delle strutture pubbliche, e in quel caso i vincoli di bilancio spariscono. Le prestazioni erogate dal SSN, infatti, sono contingentate: ogni Regione assegna un budget annuo, e una volta esaurito il tetto di spesa, le prenotazioni si bloccano. Così le liste d’attesa si gonfiano e i pazienti restano intrappolati in un limbo. Ma la stessa prestazione, se pagata, diventa immediatamente disponibile.

Una tassa occulta sulla disperazione

È un sistema che campa sull’angoscia delle persone. Più lunghe sono le attese, più cresce il ricorso a visite e prestazioni a pagamento. E più cresce il business del “pagamento volontario”, che tanto volontario non è. Un malato oncologico non sceglie di pagare perché vuole fare un capriccio, ma perché non può permettersi di aspettare. È una tassa occulta sulla disperazione.

Dal diritto alla salute al mercimonio

Non è una distorsione casuale, è un meccanismo voluto. Perché più il servizio pubblico è lento, più diventa attraente la scorciatoia privata. Non importa che la Costituzione garantisca il diritto universale alla salute. Non importa che chi è povero dovrebbe avere le stesse possibilità di chi è ricco. Conta solo che, se hai soldi, puoi curarti subito. Se non li hai, resti in fila, con il biglietto numerato in mano e una malattia che non conosce orari né calendari. E così quello che dovrebbe essere un pilastro di civiltà diventa un mercimonio.

Il gioco delle tre carte della sanità

La sanità pubblica si riduce a un guscio vuoto, buona per gli slogan, pessima nella pratica. Un sistema che ti dice: “Vuoi vivere? Allora paga”. E chi non può farlo, semplicemente, non conta. Questo non è un servizio sanitario nazionale. È un gioco delle tre carte in cui la carta vincente è sempre quella del denaro. Con una differenza: qui non si gioca per divertimento, ma per la vita.

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