“Emorroidi interne, diverticolosi del colon, formazione polipoide del colon”: è la diagnosi riportata nel referto medico di una paziente calabrese. La terapia c’è: elettroresezione endoscopica con ansa diatermica. Ma non si può eseguire. Non per un caso clinico complicato. Per mancanza di accessori, “più volte richiesti”.
Manca l’essenziale
La situazione all’ospedale di Tropea ha del grottesco: i medici ci sono, la diagnosi è corretta, la tecnica nota, ma manca l’ansa diatermica. Uno strumento basilare, presente in qualsiasi struttura appena decente, è qui assente. Non una risonanza magnetica da due milioni di euro, ma un dispositivo elementare, più comune di un termometro.
“Accessori più volte richiesti”: la formula del fallimento
Il linguaggio burocratico anestetizza l’indignazione. “Accessori più volte richiesti” è un modo elegante per dire che nessuno ha risposto. Il personale sanitario ha fatto ciò che era in suo potere: segnalazioni, richieste formali, protocolli rispettati. E poi, il vuoto. Un sistema che non risponde, non esiste.
È come spegnere un incendio senz’acqua
Il senso di frustrazione è enorme. È come dire: “Vediamo l’incendio, sappiamo spegnerlo, ma non abbiamo l’acqua”. E mentre la paziente aspetta, il polipo può evolvere. Non serve una laurea in medicina per sapere che una formazione polipoide al colon non è da ignorare: può essere precancerosa, può aggravarsi.
La geografia della salute: cittadini e provinciali
In Calabria la sanità è feudale. Ci sono i cittadini – chi può curarsi altrove – e ci sono i provinciali, come a Tropea, dove anche un piccolo strumento diventa un miraggio. È una sanità neocoloniale, dove l’accesso alle cure dipende dal codice postale.
Referti di impotenza terapeutica
Il documento medico in questione non è solo una diagnosi. È una confessione pubblica di impotenza. Un certificato ufficiale di sconfitta, timbrato e firmato. Lo Stato, nella sua forma più concreta – la cura sanitaria – si arrende, nero su bianco.
Non servono convegni, servono strumenti
Non servono tavoli tecnici, promesse elettorali, post indignati sui social. Servono anse diatermiche. E con esse, pinze, guaine, dispositivi, risorse, personale, manutenzione. Serve una sanità degna di un paese civile, dove nessuno debba morire per assenza di attrezzature da qualche centinaio di euro.
La dignità negata ai calabresi
Ogni episodio come questo è una ferita alla dignità. È la prova che, per alcuni italiani, il diritto alla salute è solo retorica costituzionale. E che a Tropea, nonostante il mare blu, la sanità resta in bianco e nero. Con medici costretti a curare con le mani legate, e pazienti condannati a sperare nell’altrove.