La presentazione di RCS Sport a Roma ha riportato la Calabria al centro della scena, non come semplice luogo di passaggio ma come protagonista di una due-giorni che, negli anni, ha sempre lasciato tracce profonde nel racconto del Giro. Non è un caso che la regione, con le due tappe del 2026, arrivi a quota 67 presenze nella storia della corsa. Non un dettaglio statistico: un legame vero, sedimentato nel tempo, riemerso anche negli ultimi anni con la Mileto–Camigliatello Silano del 2020 e la Palmi–Scalea del 2022. Il Giro arriva dalla Bulgaria, dopo il prologo e le tre frazioni d’apertura, e sarà proprio la Calabria a inaugurare l’Italia del percorso. Un simbolo, più ancora che una scelta logistica.

12 maggio 2026: Catanzaro-Cosenza
La tappa di 144 km prenderà vita dal quartiere Lido di Catanzaro, con il gruppo che si muoverà attraverso Sarrottino e scalerà la breve rampa di Marcellinara, affacciata come sempre sui due mari. È un passaggio che dà subito la misura della tappa: il mare Ionio che saluta la corsa, il vento che soffia dal Tirreno, la Calabria sospesa tra due identità.
Superata Pianopoli, la carovana lambirà la SS280 all’altezza dell’aeroporto di Lamezia Terme, snodo cruciale perché proprio qui faranno base molte squadre nei giorni precedenti. È quasi una porta d’ingresso: oltre quel punto, il tracciato accelera verso la costa tirrenica, attraversando le principali località balneari che compongono uno dei fronti più vivi della regione. Gizzeria, Falerna, Nocera Terinese, Campora San Giovanni, poi la curva naturale che conduce verso Amantea e Belmonte. Il mare, a quel punto, accompagnerà il gruppo come una linea guida.
La narrazione cambia improvvisamente quando la strada si impenna all’ingresso di Fiumefreddo Marina. Qui inizia la lunga ascesa verso Cozzo Tunnu, 921 metri, un GPM di 2ª categoria che non è ferale nelle pendenze ma pesa per continuità e lunghezza. È una salita che può non decidere la tappa, ma sicuramente la seleziona. I velocisti la guardano con apprensione, i passisti la studiano per capire se potranno fare la differenza, i direttori sportivi sanno che può essere uno snodo chiave dopo tanta pianura.
La discesa verso San Fili, il passaggio in San Vincenzo la Costa, poi l’ingresso nell’area urbana di Rende anticipano un finale cittadino che riporterà le telecamere nel cuore di Cosenza. Qui con ogni probabilità si consumerà una volata, ma dopo quasi 1000 metri di dislivello non sarà una volata per tutti.

13 maggio 2026: Praia a Mare- Potenza: montagne, boschi e strappi
Il giorno dopo, il Giro cambia completamente tono. La partenza da Praia a Mare è una cartolina che il Giro ha già mostrato più volte: il mare limpido, l’Isola di Dino sullo sfondo, il lungomare pieno di tifosi. Ma basta lasciarsi alle spalle il centro abitato perché la tappa inizi a salire, quasi subito, verso Lauria e poi verso il Gpm di Prestieri, 843 metri, salita di 3ª categoria che, pur non essendo temibile, serve a capire chi avrà gambe per attaccare e chi dovrà accontentarsi di controllare.
La corsa entra così in un’altra Calabria, quella interna, quella dei borghi arroccati, delle valli, dei boschi del Parco Nazionale del Pollino, una terra che il Giro attraversa raramente ma che ogni volta regala immagini quasi selvagge. Tra Francavilla in Sinni, Noepoli, Roccanova, Sant’Arcangelo, la strada è un susseguirsi di curve, ondulazioni, cambi di ritmo. Non c’è un metro di pianura vera e i corridori lo sentiranno nelle gambe.
Poi arriva la salita che può davvero dare forma alla corsa: la Montagna Grande di Viggiano, 1405 metri, la stessa che nel 2022 contribuì allo spettacolo del finale vinto da Bouwman. È una salita più seria, con tratti ripidi, cambi di pendenza, segmenti esposti. Qui i big saranno costretti a muoversi, anche solo per non perdere secondi pesanti. Il passaggio da Viggiano fino al Gpm è un tratto che può far male, soprattutto dopo quasi 150 km di un percorso irregolare. La tappa poi scende e risale verso Pignola e La Sellata, prima di puntare verso Potenza per un finale che ricorda, senza copiarlo, quello di qualche anno fa: strappo secco, pendenze cattive, una rampa che non perdona. È un arrivo da classiche del Sud, di quelli che rendono grandi certe tappe intermedie del Giro e che spesso lasciano più distacchi di quanto ci si aspetti.

La Calabria come vetrina: paesaggi, logistica, identità
Per due giorni, la Calabria diventerà una vetrina naturale della corsa: dal mare allo Ionio, dalle spiagge tirreniche ai boschi del Pollino, la regione offrirà una varietà geografica difficilmente replicabile altrove. La presenza dell’aeroporto di Lamezia Terme aggiungerà un valore logistico non secondario, trasformando la regione in hub d’ingresso per parte della carovana. Ed è significativo che il Giro ritorni qui non per una singola comparsa, ma con due tappe consecutive. Una scelta che racconta una fiducia rinnovata e che potrebbe aprire la strada a future presenze più frequenti.





