8 Ottobre 2025
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Calabria

Addio a Papa Francesco, la Calabria lo ringrazia per la storica scomunica alla ’ndrangheta: “Adorazione del male”

Il suo legame con la Calabria resterà nella storia: nella Piana di Sibari, il 21 giugno 2014, pronunciò parole dirompenti contro la mafia. Una condanna senza precedenti, che sancì la scomunica per i mafiosi. Un messaggio potente di riscatto, ancora oggi più che mai attuale

Papa Francesco, eletto il 13 marzo 2013, ha incarnato fin dal primo istante un nuovo volto della Chiesa: quello della misericordia, della giustizia sociale, della prossimità ai poveri e agli emarginati. Il suo pontificato ha segnato una svolta profonda nella missione pastorale della Chiesa cattolica.

Nella sua opera instancabile ha denunciato le disuguaglianze, ha sfidato i poteri corrotti e ha posto al centro della predicazione la dignità umana. Un insegnamento che ha trovato eco profonda in Calabria, terra ferita ma viva, che Francesco ha abbracciato con parole che resteranno scolpite nella memoria collettiva.

La visita del 2014 nella Piana di Sibari

Il 21 giugno 2014, poco più di un anno dopo l’elezione al soglio pontificio, Papa Francesco visitò la Calabria, scegliendo Cassano all’Jonio, nella Piana di Sibari, per una delle sue prime missioni pastorali. Fu un momento di straordinario impatto simbolico, maturato nel dolore collettivo per il barbaro omicidio del piccolo Cocò Campolongo, vittima innocente della violenza criminale.

In quell’occasione, davanti a oltre 250mila fedeli, il Pontefice lanciò un messaggio chiaro e potente: la ’ndrangheta è peccato, è idolatria del male, ed è incompatibile con il Vangelo.

La scomunica storica ai mafiosi

Il cuore della visita fu l’incredibile condanna pubblica della mafia calabrese. Parole mai udite prima da un Papa, pronunciate proprio nella terra in cui la ’ndrangheta affonda le sue radici: «La ’ndrangheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato! Bisogna dirgli di no! […] Coloro che seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!».

Fu la prima volta nella storia della Chiesa che un Pontefice pronunciava apertamente la scomunica dei mafiosi. Un atto di rompente coraggio morale che segnò una svolta irreversibile nel rapporto tra Chiesa e criminalità organizzata.

Un appello alla Chiesa calabrese

Durante la sua visita, Papa Francesco rivolse un appello diretto alla Chiesa calabrese, chiamandola a un impegno ancora più incisivo nella formazione delle coscienze e nella lotta al malaffare: «La Chiesa deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi, ce lo domandano i nostri giovani bisognosi di speranza».

Non una condanna sterile, ma un invito ad agire, a testimoniare, a resistere al potere corruttore della criminalità.

La speranza per i giovani calabresi

Francesco si rivolse con particolare intensità ai giovani della Calabria, esortandoli a non arrendersi e a non lasciarsi rubare la speranza: «Non lasciatevi rubare la speranza, cari giovani! L’ho detto tante volte, lo ripeto oggi. E non fatevi rubare la speranza. Lo dico a tutti».

Parole che risuonano come un manifesto educativo per intere generazioni, un programma pastorale in grado di sfidare il fatalismo e la cultura della rassegnazione.

La preghiera della Calabria per Papa Francesco

Negli ultimi mesi, la Calabria ha seguito con apprensione le condizioni di salute del Papa, ricoverato al Policlinico Gemelli per un lungo periodo. Le diocesi calabresi hanno moltiplicato le preghiere, testimoniando l’affetto e il legame profondo che unisce questa terra al Santo Padre. Oggi, nel giorno della sua morte, la Calabria piange, ma non dimentica. Le sue parole resteranno, come un sigillo indelebile sulla coscienza di un popolo e sul cammino di una Chiesa che lotta, ama e spera.

Un’eredità che resta

Papa Francesco ha parlato chiaro. Ha fatto della lotta al male strutturale e alla criminalità organizzata un punto irrinunciabile della sua missione. Il suo grido profetico dalla Piana di Sibari ha rotto un silenzio secolare e ha fatto della Calabria un simbolo di riscatto. Il suo pontificato – segnato dalla tenerezza, dalla giustizia e dalla denuncia – continuerà a ispirare chi combatte ogni giorno per un mondo più giusto.

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