Dieci anni. Dieci lunghi anni da invisibili. Parliamo degli 8 tirocinanti che prestano la loro opera “quasi in nero”. Ad affermarlo senza tanti giri di parole è la signora Tiziana Monteleone che lavora al Comune di Pizzo da dieci anni. “Siamo in 8 – ha aggiunto la tirocinante – che lavoriamo all’interno di questo Ente senza avere diritto a niente. Siamo i dipendenti in nero dello Stato italiano che ha demandato tutto alla Regione, che si è lavata le mani spedendoci ai Comuni che non ci possono stabilizzare perché sono a rischio fallimento. Non abbiamo alcuna tutela. Non ci viene pagata la malattia, non ci vengono versati i contributi e non possiamo mai andare in ferie. Percepiamo 700 euro al mese. Per noi lavorare in queste condizioni è un vero calvario.”
Il dramma dei tirocinanti Tis
Nella stessa posizione della signora Monteleone ci sono altri sette padri e madri di famiglia, che resistono a queste condizioni di lavoro precario perché hanno realmente bisogno. Questi 8 precari, che passeranno alla storia come Tis (Tirocinanti Inclusione Sociale), sperano, da quando sono transitati al Comune di Pizzo, in un maggiore impegno del sindaco Sergio Pititto, il quale ha dimostrato una grande responsabilità sui lavoratori precari.
La richiesta di stabilizzazione
“In queste condizioni – ha proseguito la signora Monteleone – non possiamo più lavorare. Non siamo figli di un Dio minore. Contiamo sul primo cittadino per essere stabilizzati.” La loro denuncia è un grido di aiuto, una richiesta di diritti e di un futuro più sicuro per le loro famiglie.