19 Aprile 2025
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Calabria

Affari e potere: la nuova “Isola” della cosca Arena al Nord, tra imprenditori collusi e professionisti compiacenti

Dall'inchiesta della Dda di Catanzaro emerge il ruolo chiave di Luigi Masciari, imprenditore e cassiere della cosca. Il legame con Antonio Bruno, successore del boss Pompeo a Milano

La cosca Arena di Isola Capo Rizzuto delocalizza i suoi interessi su vaste aree del Nord Italia e Luigi Masciari è l’imprenditore della famiglia di ‘ndrangheta crotonese, l’amministratore, anche di fatto, di numerose imprese, operanti nei più svariati settori economici, funzionali agli illeciti di natura finanziaria, i cui proventi, in parte, sono destinati alla cosca. Si avvale di professionisti di “fiducia”, di broker finanziari e investe al Nord grazie al legame con Antonio Bruno, ritenuto elemento di spicco della ’ndrangheta a Milano ed erede di Mimmo Pompeo, storico esponente della criminalità calabrese in quel capoluogo.

Banconote suddivise in mazzette e l’aiuto ai detenuti

Emergono ulteriori dettagli dall’inchiesta Folgore, che ha portato il gip distrettuale Arianna Roccia a firmare 17 misure cautelari in carcere su richiesta della Dda di Catanzaro (LEGGI), sulla figura di Luigi Masciari, che dispone di ingenti somme di danaro, anche in contante, di banconote suddivise in mazzette e conservate sottovuoto in buste di cellophane, accuratamente nascoste. Soldi che servono anche per il sostegno economico alla famiglia Manfredi durante la detenzione di Pasquale Manfredi, per pagare gli onorari dei legali, del consulente tecnico di parte, per acquisto di cellulari, che consentono al detenuto di avere contatti all’esterno e per l’assistenza in favore di altri affiliati del clan Arena in carcere. Ed è lui stesso in un’intercettazione ad affermare che tra spese legali e spese correlate al mantenimento dei familiari ci vogliono centomila euro annui. Elargizioni fatte non per mero spirito di altruismo ma per adempiere precisi obblighi derivanti dall’adesione all’associazione. 

Il battesimo e le assunzioni degli affiliati

Masciari in una conversazione intercettata spiega che lui nella ‘ndrangheta c’è per effetto di un automatismo, perché il padre Francesco è un affiliato, ma formalmente è stato battezzato da  Francesco Antonio Arena, 98 anni. Rimarca di avere ricevuto svariate proposte da diverse fazioni di Isola per l’affiliazione formale, ma secondo lui gli affiliati, piuttosto che mirare a ottenere l’investitura formale si devono impegnare a conseguire profitti. L’attività investigativa del Ros ha consentito di svelare come l’indagato si metta a disposizione per fornire ad esponenti della criminalità organizzata alcune agevolazioni, assunzioni finalizzate anche a ottenere benefici per la sostituzione di misure coercitive o di misure alternative alla detenzione. In un dialogo del 24 dicembre 2022, Masciari si confronta con Antonio Bruno, ipotizza una condanna per reati fiscali che da lì a breve avrebbe potuto subire e si lamenta che l’autorità giudiziaria di Bolzano non gli avrebbe concesso sconti o benefici, anche alla luce dell’assunzione di parecchi pregiudicati o cautelati. La tendenza di Masciari a favorire i figli di appartenenti ad altre famiglie viene ribadita dallo stesso indagato l’8 marzo 2023, dichiarandosi sempre disponibile ad aiutare i figli degli altri: “gli do una mano sempre quando è possibile”,  mostrando particolare afflato con altri accoscati.

“Io mi sono sempre seduto con i grandi al tavolo”

Masciari in diverse conversazioni spiate parla del ruolo di Antonio Bruno, definito dagli investigatori il braccio destro di Pompeo, un appartenente alla ‘ndrangheta che mantiene un  basso profilo, attestando la sua particolare attitudine a sfuggire agli inquirenti. “Non è un caso, infatti, che i collaboratori di giustizia, si legge nell’ordinanza- pur inquadrandolo esattamente come Toni, braccio destro di Pompeo, ne sconoscessero le generalità complete”.  Ed è lo stesso Bruno che in una conversazione del 29 agosto 2023 sottolinea che, mantenendo un atteggiamento sempre discreto e mai plateale, ha raggiunto un certo livello gerarchico nell’ambiente criminale: “Io mi sono seduto sempre con i grandi al tavolo, non mi sono mai seduto con gli ubriaconi di cantina io, quello che non sanno loro perché ho potuto imparare qualcosa e ho potuto fare qualche soldo, non con i più cazzoni di me”. Manfredi conversando con Antonio Viola su futuri progetti imprenditoriali, indica  Bruno come lo strumento per ottenere ottimi profitti. E in un altro dialogo dopo aver ricordato ai presenti di aver partecipato ai funerali di Mimmo Pompeo, commenta che Bruno, già autista ed alter ego dello storico boss milanese “era il cocco bello di Mi.., era quello che stava sempre davanti a lui, l’autista suo 20 anni, capito? Lui era quello che gli discuteva tutte le cose dalla A alla Z ok? tutte le cose delicate, cose importanti, tutto. Capito?”, ha assunto il potere su Milano. 

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