13 Maggio 2025
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Calabria

Lavoratori sfruttati nei supermercati Paoletti nel Catanzarese, in sei a giudizio (NOMI)

Il processo, per coloro che hanno optato per l'ordinario, inizierà il prossimo 10 giugno davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro

A giudizio sei imputati, che hanno deciso di proseguire l’ordinaria udienza preliminare, coinvolti nell’inchiesta “Ergon”, che ha portato la Guardia di finanza ad eseguire il 29 ottobre scorso 5 misure cautelari, disposte dal gip Luca Bonifacio su richiesta del sostituto procuratore Saverio Sapia e che ruota intorno alla gestione illecita dei supermercati Paoletti nel Catanzarese. Il gup Mario Santoemma ha mandato a processo Antonio Citriniti, di Catanzaro; Paolo Giordano di Catanzaro; Maria Teresa Panariello, di Avellino e Giorgio Rizzuto residente a Catanzaro. E ancora le società Food&More srl e Paoletti spa, entrambe con sede legale a Montepaone. Il processo per loro inizierà il prossimo 10 giugno davanti ai giudici del Tribunale collegiale di Catanzaro.

Per altri sei imputati, il sindacalista Vito Doria, residente a Satriano; Vittorio Fusto, residente a Girifalco; Tiziana Nisticò, di Satriano, l’imprenditore Paolo Paoletti, di Soverato; Rosario Paoletti Martinez, residente a Soverato e Anna Valentino, residente a Soverato, che hanno optato per il rito abbreviato, il processo proseguirà il prossimo 18 giugno, giorno della requisitoria del pubblico ministero (LEGGI) .

Le parti civili

Davanti al gup Mario Santoemma si sono costituite parti civili la Cgil, la Filcams Cgil Calabria, la Filcams Cgil nazionale e 47 lavoratori, rappresentati, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Mussari, Salvatore Giunone, Paolo Carnuccio, Alice Piperissa, Lucrezia Staiano, Livio Muscatiello, Vincenzo Larocca, Francesco Mancuso e Vittorio Ranieri.

I ruoli dell’organizzazione criminale

Secondo le ipotesi di accusa, all’interno dell’organizzazione ognuno avrebbe avuto ruolo e compiti ben delineati. Il dominus, sarebbe stato il titolare dei supermercati Paolo Paoletti, che avrebbe supervisionato e diretto l’attività di tutta l’associazione, incamerando il profitto dei reati, effettuando in prima persona i colloqui per le assunzioni dei lavoratori. Avrebbe imposto e dettato le condizioni di sfruttamento, impartito ai direttori dei singoli punti vendita le disposizioni sui turni di servizio e sulle ferie dei dipendenti, decidendo la tipologia di contratto da utilizzare nell’assunzione di ogni singolo lavoratore. Sempre secondo l’impianto accusatorio, Paoletti avrebbe coordinato le attività di Panariello, Valentino e Rizzuto nel redarre falsi contratti con buste paghe che avrebbero mascherato le reali condizioni dei lavoratori, costringendo i dipendenti che subivano infortuni nel luogo di lavoro a dichiarare il falso.

Il massimo profitto con il minimo rischio

Ad affiancarlo nella gestione del personale Anna Valentino, che avrebbe impartito le direttive ai direttori dei punti vendita sui turni da far osservare ai dipendenti, collaborando con Paoletti per individuare la migliore strategia per massimizzare il profitto con rischi minimi. Valentino dal primo gennaio 2024 avrebbe curato la contabilità delle società, versando o ricevendo mensilmente in contanti dai dipendenti sottoposti a sfruttamento le differenze retributive tra l’importo dello stipendio in busta paga e quello pattuito inizialmente. Maria Teresa Panariello offre un costante contributo al vertice dell’organizzazione, coadiuvando Paoletti e Valentino per individuare le concrete modalità di sfruttamento dei lavoratori, cercando di evitare denunce o azioni civili. Redige i contratti dei dipendenti sfruttati inserendo clausole sulla scelta del lavoro part- time e sulla retribuzione, non corrispondenti al reale orario di lavoro e alle mansioni svolte dai dipendenti, in modo da far risultare una retribuzione netta effettiva apparentemente in linea con le disposizioni del Contratto nazionale del lavoro, e inoltre suggerisce a Paoletti e Valentino le modalità per evitare vertenze sindacali.

Il sindacalista a disposizione di Paoletti

 Rizzuto e Nisticò, secondo il magistrato, in qualità di partecipi avrebbero predisposto la documentazione relativa all’assunzione dei nuovi dipendenti, curando la contabilità aziendale, versando e ricevendo anche loro, mensilmente in contanti dai dipendenti sottoposti a sfruttamento le differenze retribuitive tra l’importo dello stipendio in busta paga e quello precedentemente pattuito con Paoletti. Ma partecipi del sistema sarebbero anche Fusto, Giordano e Citriniti, esecutori delle direttive di Paoletti sulle condizioni di lavoro, coloro che in caso di infortunio sul lavoro avrebbero spinto i dipendenti a riferire ai sanitari una dinamica diversa da quella effettiva, contribuendo ad imporre condizioni lavorative vessatorie. Ma c’è di più. Il sindacalista della Uila Doria avrebbe stipulato in veste di conciliatore sindacale plurimi accordi transattivi “tombali”, su disposizione di Paoletti, assicurando all’associazione a delinquere il massimo profitto. Avrebbe effettuato, secondo la Procura, l’iscrizione al sindacato Uila di Soverato di 85 lavoratori della Paoletti e della Food& More a loro insaputa e a spese di Paoletti, aumentando il proprio potere di rappresentanza sindacale. 

Il collegio difensivo

Nel nutrito collegio difensivo, compaiono i nomi tra gli altri di Helenio Cartaginese, Giuseppe Partenopei, Giuseppe Fonte, Vincenzo Vaiti, Domenico Cortese, Mario Sinopoli, Francesco Gambardella, Sergio Rotundo, Antonio Balladelli, Aldo Casalinuovo. 

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