Appalti pilotati, elezioni politiche decise a tavolino dalla ‘ndrangheta di Guardavalle, minacce e ritorsioni assicurate per chi avesse osato non pagare il pizzo, aziende messe in piedi dalla cosca attraverso prestanomi. Un sodalizio criminale pronto a favorire la latitanza del boss Cosimo Damiano Gallace, garantendo vitto e alloggio in bunker, dotati di videosorveglianza, con tanto di allarme, nonché il trasporto per i suoi spostamenti e quello dei familiari. Un’organizzazione dedita alle estorsioni, ai furti, al traffico di droga e di armi, anche da guerra, provenienti da Serbia, Montenegro e altri Paesi e sui cui il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Debora Rizza ha chiuso l’inchiesta “Ostro-Amaranto” nei confronti di 57 indagati, 29 dei quali destinatari di misure cautelari, disposti dal gip distrettuale Sara Merlini, in un blitz che ha decapitato i vertici dell’amministrazione di Badolato ritenuta dagli inquirenti asservita al volere di Antonio Paparo, l’imprenditore considerato espressione della cosca di Guardavalle. Tra gli indagati ci sono il boss Cosimo Damiano Gallace, l’ex sindaco Giuseppe Nicola Parretta, 69 anni; gli ex assessori Giuseppe Antonio Fiorenza, Antonella Giannini, Antonio Bressi; l’ex presidente del Consiglio comunale Maicol Paparo.
I nomi degli indagati
Loredana Abate, 50 anni, di Isca sullo Ionio; Antonio Afflitto, 48 anni, di Badolato; Maria Altamura, 40 anni, di Badolato; Francesco Aloi, 57 anni, di Guardavalle; Agazio Andreacchio, 48 anni, di Giaveno; Cosimo Andreacchio, 23 anni, di Guardavalle (nei confronti del quale si ipotizza la violazione della legge sulla armi, mentre il reato associativo contestato in ordinanza è poi venuto meno in seguito all’annullamento da parte del Tdl come richiesto dagli avvocati Vincenzo Cicino e Giuseppe Germanò); Cesare Antonio Arcorace, 36 anni, di Aschaffenburg (Germania); Giuseppe Bava, 48 anni, di Anzio; Andrea Bressi, 61 anni, di Badolato; Antonio Bressi, 38 anni, di Davoli; Enrico Cacciotti, 40 anni, di Roma; Massimo Carè, 43 anni, di Guardavalle; Nicola Chiefari, 52 anni, di Bucine (che risponde solo per violazione della legge sulle armi, mentre il reato associativo contestato in ordinanza è crollato in seguito all’annullamento del Tdl come richiesto dagli avvocati Salvatore Staiano e Vincenzo Cicino); Ilario Comito, 57 anni, di Stilo; Roberto Ferrara, 72 anni, di Roma; Giuseppe Antonio Fiorenza, 48 anni, di Badolato; Giuseppe Foti, 48 anni, di Stefanaconi; Pasquale Franco, 44 anni, di Roma; Angelo Gagliardi, 30 anni, di Guardavalle; Bruno Gagliardi, 37 anni, di Guardavalle; Domenico Gagliardi, 36 anni, di Guardavalle; Antonio Galati, 56 anni, di Guardavalle; Francesca Galati, 27 anni, di Guardavalle; Francesco Galati, 48 anni, di Guardavalle; Cosimo Damiano Gallace, 64 anni, di Guardavalle; Domenico Gallelli, 50 anni, di Badolato; Domenico Geracitano, 24 anni, di Guardavalle; Antonella Giannini, 48 anni, di Badolato; Francesco Giorgi, 28 anni, di Bovalino; Massimiliano Giorgio, 50 anni, di San Sostene; Fernando Grande, 40 anni, di Isca sullo Ionio; Gregorio Grande, 51 anni, di Isca sullo Ionio; Saverio Grande, 45 anni, di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio; Vincenzo Grupico, 36 anni, di Marina di Gioiosa Ionica; Ernesto Maria Menniti, 75 anni, di Badolato; Marco Ottaiano, 31 anni, di Rho; Angelo Paparo, 55 anni, di Badolato; Antonio Paparo, 63 anni, di Isca sullo Ionio; Gregorio Paparo, 61 anni, di Badolato; Maicol Paparo, 31 anni, di Badolato; Nicola Paparo, 24 anni, di Badolato; Pasquale Paparo, 33 anni, di Badolato; Pasquale Paparo, 27 anni, di Badolato; Rosa Maria Paparo, 65 anni, di Isca sullo Ionio; Giuseppe Nicola Parretta, 69 anni, di Badolato; Antonio Cosimo Perronace, 31 anni, di Guardavalle; Ivano Piperissa, 49 anni, di Isca Marina; Giovanni Renda, 63 anni, di Santa Caterina dello Ionio; Moreno Rocco Riitano, 38 anni, di Guardavalle; Giuseppe Riitano, 30 anni, di Guardavalle; Liberato Riitano, 31 anni, di Guardavalle; Carmela Russo, 42 anni, di Badolato; Cosimo Sorgiovanni, 47 anni, di Monasterace; Antonio Ussia, 38 anni, di Guardavalle; Bruno Vitale, 28 anni, di Sedriano; Domenico Vitale, 56 anni, di Terricciola; Domenico Vitale, 49 anni, di Guardavalle.
Il dominio del boss anche dietro una cella
Cosimo Damiano Gallace, avrebbe continuato a gestire le attività della cosca, anche dopo la emissione dell’ordine di carcerazione datata 25 novembre 2020, dettando le principali linee operative, dando disposizioni per intessere alleanze, per gestire il traffico internazionale di stupefacenti, pianificando le attività estorsive e d’intesa con Domenico Vitale, 56 anni, avrebbe dato disposizioni per il sostegno della detenzione in Brasile di Pasquino Vincenzo, oggi collaboratore di giustizia e dato ordini per curare la latitanza di Cosmo Leotta. Il suo braccio destro Domenico Vitale, 56 anni, avrebbe impartito gli ordini agli accoliti per la distribuzione di risorse finanziarie per il sostegno delle famiglie dei carcerati, concorrendo a curare la bacinella del clan, mentre il suo omonimo, di 46 anni, avrebbe provveduto a sostenere la carcerazione di Vincenzo Pasquino, coadiuvando il boss nel dirimere controversie quale quella occorsa. Ma partecipi della cosca per la Dda sarebbero anche Cesare Antonio Arcorace, Bruno Vitale, preposti al recupero crediti e a fornire documenti contraffatti per assicurare le latitanze degli accoliti, mentre Cosimo Sorgiovanni e Giuseppe Bava, avrebbero concorso nella procurata inosservanza della pena del boss e di Cosmo Leotta.
Francesco Aloi a Angelo Gagliardi, avrebbero monitorato e segnalato la presenza a Guardavalle e territori limitrofi di auto, appartenenti alle Forze dell’ordine. L’imprenditore Antonio Paparo si sarebbe messo a disposizione della cosca favorendo la procurata inosservanza di pena del boss nell’impianto della Bad. E. Strass Srl, ad Isca sullo Ionio. Sarebbe stato proprio lui a curare gli interessi imprenditoriali della famiglia di ‘ndrangheta, ottemperando alle direttive di Cosimo Damiano Gallace, attraverso conversazioni riservate, ricorrendo a un criptofonino per l’esecuzione dei lavori appaltati da una società riconducibile allo stesso Antonio Paparo.
Voto di scambio
La Dda ha ricostruito il presunto scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni comunali di Badolato dell’ottobre 2021. Secondo le ipotesi di accusa, Antonio Paparo, in concorso con Ernesto Maria Menniti, Bressi, Maicol Paparo, l’ex sindaco Giuseppe Nicola Parretta e gli ex assessori Fiorenza e Giannini, previo accordo tra di loro avrebbero organizzato riunioni in occasione delle elezioni amministrative del Comune di Badolato, indette per il 3 e il 4 ottobre 2021, per far vincere i loro prescelti: Giuseppe Nicola Parretta, sindaco con la lista “Vivi Badolato”, Ernesto Maria Menniti con la lista civetta “Uniti per Badolato”, Antonella Giannini, Maicol Paparo e Andrea Bressi quali consiglieri comunali, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla vicinanza al sodalizio mafioso dei Gallace.
Nomine e incarichi
Giuseppe Nicola Parretta è stato poi eletto sindaco con la lista Vivi per Badolato con 1007 voti, mentre Ernesto Maria Menniti con la lista Uniti per Badolato ha ottenuto 86 preferenze, nominato assessore e vicesindaco. Micol Paparo, figlio di Antonio Paparo, è stato eletto consigliere con il più alto numero di preferenze 170 voti ed è stato nominato assessore con delega in materia di Bilancio, Tributi, Attuazione programmatica, Sistemi informatici, mentre Andrea Bressi, candidato eletto alla carica di consigliere comunale nella lista Vivi Badolato è stato nominato assessore, così come Antonella Giannini malgrado i pochi voti ottenuti, 29 con la lista vincitrice, su imposizione di Paparo sarebbe stata nominata da Parretta assessore esterno con delega alla Scuola e alla Pubblica istruzione. Un terremoto giudiziario che ha fatto cadere il Comune di Badolato, ma i giochi potrebbero riaprirsi alla luce delle motivazioni della Corte di Cassazione che ha negato l’esistenza di un patto politico-mafioso.
Il diritto alla difesa
Gli indagati, assistiti dagli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Vincenzo Varano, Mauro Ruga, Giuseppe Gervasi, Giuseppe Germanò, Vincenzo Garruba, Vincenzo Maiolo Staiano, Sergio Callipari, Alessio Scala, Giuseppe Vetrano, Guido Maria Crea, Alfredo Arcorace, Valentina Romagnoli, Costanza Pedrotti, Giuseppe Mussari, Alice Piperissa, Lucrezia Staiano, Livio Muscatiello, Teresa Ermocida, Sergio Rotundo, Riccardo Misaggi, Vincenzo Larocca, Domenico Pietragalla, Annamaria Domanico, Francesco Lojacono, Eleonora Ferrillo, Alessandro Bavaro, Natale Ferraiuolo, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere sentiti dalla Dda, rilasciare dichiarazioni spontanee, depositare memorie difensive e compiere ogni altro atto utile per l’esercizio del diritto di difesa prima che il magistrato, titolare del fascicolo, proceda oltre con una richiesta di rinvio a giudizio.
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