15 Giugno 2025
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Calabria

“Caro Direttore, ti scrivo: basta con la dittatura del ‘magistratume fanatico’”

Vincenzo Speziali scrive al direttore di C7 denunciando le ingiuste detenzioni. Accusa una “dittatura del magistratume fanatico” e cita i casi di Gianluca Callipo e Mimmo Tallini, per evidenziare i danni di una giustizia che definisce deviata

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Vincenzo Speziali, membro del Bureau Politique del PPE e dell’Internazionale Democristiana e candidato alla Vicepresidenza del Partito Popolare Europeo.

Carissimo Direttore,

nel porgere i miei sinceri auguri per il ‘ritorno’ del tuo giornale e con te alla direzione del medesimo, approfitto sin da subito, per chiedere ‘ospitalità’, a fronte del tuo editoriale, circa lo stato dei risarcimenti delle ingiuste detenzioni e delle gesta -per il sottoscritto tutt’altro che encomiabili- del ‘procuristarNicola Gratteri.

Ordunque, trovo giusto che ciascuno abbia le proprie opinioni e difatti difendere tale principio rappresenta il sale della democrazia, perciò ho certezza quanto anche il mio pensiero potrà essere rispettato e ‘ospitato’ da codesto giornale, pure in virtù del fatto di come financo il sottoscritto fornirà ‘tabellari‘, i quali dimostrano e confermano, lo sfasciume della giustizia italiana.
Anzi, più di sfasciume, dovremmo parlare di grave pericolo democratico, poiché non è accettabile rischiare la galera, per di più a fronte di ingiusta carcerazione preventiva, ogni due per tre e abituarsi a simile sovvertinento o scardinamento dello Stato di Diritto.
Più, precisamente, confido in una seria ed attenta lettura delle schede che inserisco a piedi articolo, rilasciate dal World Justice Project, che inchioda il nostro Paese, a fronte di performance giurisprudenziali e, principalmente, lo spedisce in un girone non propriamente civile. Insomma, non commento, ovviamente, quanto si evincera dai numeri -e pure questi sono numeri, con tutto il rispetto per te e quelli che hai interpretato ieri nel tuo bel editoriale– eppure Direttore, continuare a far gran cassa mediatica, agli ‘Ayatollah italiani‘, sebbene chiunque sia libero di farlo, al contempo deve mettere nel giusto conto che rischia di trovarsi fuori tempo e fuori luogo.

Affermo e confermo la chiosa, perché ho certezza di come non sia più in voga e non più di moda simile andazzo, semplicemente per un motivo plastico e banale: gli italiani e i calabresi in particolare, partendo da noi della Locride, non ne possiamo più di una dittatura molesta e cruenta, ovvero quella del ‘magistratume fanatico e neogiacobino‘. Difatti, ci conosciamo da anni (parlammo pure durante i bombardamenti che subivo, per la terza volta in un ventennio a Beirut, dove svolgevo le mie cronache per la RAI), quindi sa bene il mio spirito indomito, così come io ricordo pure a me stesso e a tutti, la sua origine vibonese e le sue cronache coraggiose durante le faide del territorio da cui proviene, epperò dei ‘disastri gratteriani‘, non ho letto alcun riferimento, benché ve ne siano non pochi, semmai tanti.

In fondo, basterebbe rammentare e richiamare l’ingiusto supplizio in terra, passato dal povero Gianluca Callipo -trascinato la sera dell’antivigilia di Natale 2019, in gattabuia nel regime duro e colà tenuto per 18 lunghi mesi, rovinandogli, vita, famiglia e carriera, per poi vedersi assolto (da accuse che avrebbero fatto impallidire persino Il Mostro di Firenze) e senza neanche proporre (dico io giustamente ma grottescamente) Appello, da parte della Procura catanzarese– oppure le pene di quel galantuomo di Mimmo Tallini e di altri, tipo Massimo Poggi, tanto per fare dei nomi e degli esempi.

Nossignore, non è giustizia; non è corretta attività repressiva avverso organizzazioni mafiose, poiché, purtroppo è un tentativo di coercizione sociale, laddove l’incultura del sospetto diviene l’ingresso al komeynismo.
Caro Direttore, riflettiamo su ciò, laicamente e senza tifoserie, perché la libertà è anche poter criticare e confutare, giammai ‘megafonizzare a prescindere e a fronte di moralistici luoghi comuni‘”.


Posizione dell’Italia nei Rankings Giudiziari

World Justice Project Rule of Law Index 2023

  • Punteggio Complessivo dell’Italia: 0,67
  • Classifica Globale: 32ª su 142 paesi
  • Classifica Regionale (UE, EFTA e Nord America): 24ª su 31 paesi

Aree di Debolezza:

  • Efficienza giudiziaria: tempi prolungati per la risoluzione dei casi.
  • Indipendenza giudiziaria: percezione di influenze esterne sul sistema giudiziario.
  • Corruzione: preoccupazioni riguardanti la corruzione nel settore pubblico.
    📌 Fonte: World Justice Project – Italy

EU Justice Scoreboard 2024

  • Punteggio Complessivo dell’Italia: 0,67
  • Classifica tra i Paesi dell’UE: 15ª su 27 paesi

Qualità del Sistema Giudiziario:

  • Limitato utilizzo di strumenti digitali nei procedimenti giudiziari.

Indipendenza Giudiziaria:

  • Percezione di interferenze politiche e pressioni esterne sul sistema giudiziario.
    📌 Fonte: EU Justice Scoreboard – European Commission

Altri Indicatori Rilevanti

Indice di Corruzione di Transparency International 2023:

  • Punteggio dell’Italia: 53/100
  • Classifica nell’UE: 15ª su 27 paesi
  • Classifica Globale: 51ª su 180 paesi
    📌 Fonte: Country report for Italy – Lisbon Council

Sintesi

L’Italia si colloca nella fascia media sia a livello globale che europeo in termini di stato di diritto e performance del sistema giudiziario. Nonostante alcuni punti di forza, persistono sfide significative riguardanti l’efficienza, la qualità e l’indipendenza del sistema giudiziario, oltre a preoccupazioni legate alla corruzione.

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