14 Giugno 2025
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“Il diritto di avere diritti”, il progetto della Camera penale “Alfredo Cantàfora” di Catanzaro conquista il “Fermi”

Gli avvocati presenti, durante l’incontro, hanno voluto sensibilizzare le coscienze e potenziare le conoscenze dei più giovani in materia giuridica, non soltanto per accrescere la consapevolezza rispetto al ruolo dell'avvocato nella società, ma soprattutto per rendere i cittadini del futuro più consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri

Il 12 maggio 2025, presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Enrico Fermi” di Catanzaro Lido, si è conclusa con grande soddisfazionela prima parte del progetto “il diritto di avere diritti”, promosso dalla Camera Penale “Alfredo Cantàfora” e dall’Osservatorio Miur in attuazione del protocollo siglato dall’Unione delle Camere penali italiane con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Grazie alla sensibilità del Dirigente scolastico, Prof.ssa Teresa Agosto, e del Docente di diritto, Prof. Maurizio Scarantino, è stato possibile riflettere coi giovani studenti sui principi fondamentali contenuti nella Costituzione e sul corredo valoriale che regola la materia penale e, con essa, il rapporto tra autorità e libertà. 

Formare i cittadini di domani

Alla presenza degli insegnanti, hanno partecipato a quest’ultimo appuntamento – la prima “tappa”, guidata dagli Avvocati Nicola Tavano, Antonella Canino, Sara Spanò, MariadaMegna e Tommaso Bova si  è tenuta lo scorso 12 aprile – l’Avv. Francesco Iacopino, Presidente della Camera penale, e gli Avv. Ilaria Guzzo ed Ernesto Ruggero, componenti dell’Osservatorio MIUR. Gli stessi hanno avuto modo di interfacciarsi con i ragazzi delle 3^ classi e hanno affrontato temi di primaria importanza, finalizzati a stimolare nei giovani, adulti del domani, una corretta informazione sulla funzione del diritto penale – Magna Charta del reo e limite alla pretesa punitiva – e sulle regole del giusto processo – che esige il rispetto del contraddittorio come regola di giudizio e un Giudice terzo e imparziale, rispetto alle parti, poste in condizioni di parità –, sul ruolo dei suoi protagonisti e sui principi che lo presiedono.

Uno sguardo ai fenomeni degenerativi

Lo scopo del progetto  è stato quello di fornire agli studenti una lettura non solo limitata al “mondo della giustizia” in senso stretto, ma anche allargata a fenomeni degenerativi e allo strappo sociale consumatosi negli ultimi 40 anni, nei quali si è smarrito il senso di comunità; una degenerazione culturale e una deriva in atto–complici l’esasperazione mediatico-giudiziaria e le pulsioni populiste – alle quali appare quanto mai necessario contrapporre un argine, investendo sulle nuove generazioni,per recuperare il livello di civiltà giuridica e il senso di umanità scolpiti nella nostra Costituzione che vede, in materia penale, nel principio della presunzione di innocenza l’architrave assiologico. Come ben ha scritto il Past President dell’UCPI Beniamino Migliucci: “è facile affidarsi alla tentazione di chiedere processi sommari e carcere per tutti», ma attenzione:«i processi sono un pò come le malattie, non ci si accorge di quanto male facciano finché non riguardano noi stessi o i nostri cari”.

Il calvario di Enzo Tortora

È stato quindi ripercorso il calvario giudiziario di Enzo Tortora, anche attraverso la lettura di estratti del libro “lettere a Francesca”, indicando quella triste vicenda giudiziaria quale esempio paradigmatico di errore giudiziario – ogni anno in Italia se ne consumano circa 1.000 (30.000 negli ultimi 30 anni) – ma anche esempio di risposta sociale emotiva e passionale a un fatto di cronaca giudiziaria, nel quale la sentenza popolare è stata emessa “prima” del (e “fuori” dal) processo, sulla base dei soli teoremi d’accusa elevati a dignità di prova, piuttosto che al termine del giudizio. Un giudizio che, invece, molto spesso vede invece le persone accusate assolte da ogni addebito, proprio come Enzo Tortora che, grazie al coraggio di un Giudice di Corte di appello, Michele Morello (che seppe resistere alle pressioni “interne”, pagando con l’isolamento quel gesto di onestà), fu riconosciuto innocente e vittima di malagiustizia. Il 12 maggio 2025, presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Enrico Fermi” di Catanzaro Lido, si è conclusa con grande soddisfazionela prima parte del progetto “il diritto di avere diritti”, promosso dalla Camera Penale “Alfredo Cantàfora” e dall’Osservatorio Miur in attuazione del protocollo siglato dall’Unione delle Camere penali italiane con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Grazie alla sensibilità del Dirigente scolastico, Prof.ssa Teresa Agosto, e del Docente di diritto, Prof. Maurizio Scarantino, è stato possibile riflettere coi giovani studenti sui principi fondamentali contenuti nella Costituzione e sul corredo valoriale che regola la materia penale e, con essa, il rapporto tra autorità e libertà. 

Alla presenza degli insegnanti, hanno partecipato a quest’ultimo appuntamento – la prima “tappa”, guidata dagli Avvocati Nicola Tavano, Antonella Canino, Sara Spanò, MariadaMegna e Tommaso Bova si  è tenuta lo scorso 12 aprile – l’Avv. Francesco Iacopino, Presidente della Camera penale, e gli Avv. Ilaria Guzzo ed Ernesto Ruggero, componenti dell’Osservatorio MIUR.

Gli stessi hanno avuto modo di interfacciarsi con i ragazzi delle 3^ classi e hanno affrontato temi di primaria importanza, finalizzati a stimolare nei giovani, adulti del domani, una corretta informazione sulla funzione del diritto penale – Magna Charta del reo e limite alla pretesa punitiva – e sulle regole del giusto processo – che esige il rispetto del contraddittorio come regola di giudizio e un Giudice terzo e imparziale, rispetto alle parti, poste in condizioni di parità –, sul ruolo dei suoi protagonisti e sui principi che lo presiedono.

Lo scopo del progetto  è stato quello di fornire agli studenti una letturanon solo limitata al “mondo della giustizia” in senso stretto, ma anche allargata a fenomeni degenerativi e allo strappo sociale consumatosi negli ultimi 40 anni, nei quali si è smarrito il senso di comunità; una degenerazione culturale e una deriva in atto–complici l’esasperazione mediatico-giudiziaria e le pulsioni populiste – alle quali appare quanto mai necessario contrapporre un argine, investendo sulle nuove generazioni,per recuperare il livello di civiltà giuridica e il senso di umanità scolpiti nella nostra Costituzione che vede, in materia penale, nel principio della presunzione di innocenza l’architrave assiologico.Come ben ha scritto il Past President dell’UCPI Beniamino Migliucci: «è facile affidarsi alla tentazione di chiedere processi sommari e carcere per tutti», ma attenzione:«i processi sono un pò come le malattie, non ci si accorge di quanto male facciano finché non riguardano noi stessi o i nostri cari».

È stato quindi ripercorso il calvario giudiziario di Enzo Tortora, anche attraverso la lettura di estratti del libro “lettere a Francesca”, indicando quella triste vicenda giudiziaria quale esempio paradigmatico di errore giudiziario – ogni anno in Italia se ne consumano circa 1.000 (30.000 negli ultimi 30 anni) – ma anche esempio di risposta sociale emotiva e passionale a un fatto di cronaca giudiziaria, nel quale la sentenza popolare è stata emessa “prima” del (e “fuori” dal) processo, sulla base dei soli teoremi d’accusa elevati a dignità di prova, piuttosto che al termine del giudizio. Un giudizio che, invece, molto spesso vede invece le persone accusate assolte da ogni addebito, proprio come Enzo Tortora che, grazie al coraggio di un Giudice di Corte di appello, Michele Morello (che seppe resistere alle pressioni “interne”, pagando con l’isolamento quel gesto di onestà), fu riconosciuto innocente e vittima di malagiustizia. Gli avvocati presenti, durante l’incontro, hanno voluto sensibilizzare le coscienze e potenziare le conoscenze dei più giovani in materia giuridica, non soltanto per accrescere la consapevolezza rispetto al ruolo dell’avvocato nella società, ma soprattutto per rendere i cittadini del futuro più consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri.

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