“La situazione sanitaria è tragica“. Così si apre il rapporto sullo stato del sistema sanitario vibonese redatto da appena 18 sindaci su oltre 50. È un pugno allo stomaco, una denuncia netta e disperata che fotografa l’abisso in cui è precipitata la sanità nel Vibonese: carenza di personale, liste d’attesa interminabili, assenza di programmazione, servizi territoriali al collasso. Eppure, a farsi carico di questa emergenza sono meno della metà degli amministratori locali. Il resto? Zitto e mosca.
Due mondi: le carte e la realtà
Alla conferenza stampa di presentazione del documento, convocata dal sindaco di Vibo Valentia Enzo Romeo, erano presenti solo pochi dei firmatari. E le parole pronunciate dal primo cittadino di Francavilla, Giuseppe Pizzonia, fanno male: “Sembra di vivere in due mondi separati: da una parte quello delle carte, dove tutto funziona; dall’altra, la realtà quotidiana dei cittadini, fatta di disservizi e frustrazione”. Una frattura insanabile tra l’Azienda sanitaria provinciale e gli ospedali, in cui i pazienti diventano solo numeri, la sofferenza invisibile.
Il Dca 92/2024 e i tagli imposti
Il documento punta il dito contro il Dca 92/2024, l’ennesima mannaia che si abbatte su un territorio già martoriato. “Negli ultimi 15 anni – ha ricordato Romeo – c’è stata una costante sottrazione di risorse sanitarie nel Vibonese, che oggi raggiunge livelli insostenibili”. Il disastro non è frutto del caso, ma di scelte precise.
La riorganizzazione che non c’è
Il report non si limita a denunciare, ma propone un percorso di riorganizzazione dell’intera rete sanitaria: ospedali, territorio, servizi, coinvolgendo anche i direttori di reparto, spesso lasciati ai margini di ogni decisione. Un piano che, però, rischia di restare lettera morta se non sostenuto da una volontà politica ampia e trasversale.
Il silenzio degli altri sindaci: viltà o calcolo?
Ed è qui che arriva la stoccata più dura. Perché a firmare il documento sono stati solo 18 sindaci. Troppo pochi. Dov’erano gli altri? Perché non hanno messo la firma su un grido d’allarme così urgente? La risposta, implicita, la offre lo stesso sindaco Romeo: “Dopo l’elezione del Comitato ristretto della Conferenza dei sindaci, pare che i problemi siano scomparsi“. In altre parole: chi governa ha imposto la linea del silenzio, e molti, troppi, si sono adeguati.
Paura di disturbare Occhiuto?
In fondo, la regia della sanità calabrese è saldamente in mano al presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ha centralizzato tutto sotto la sua figura di commissario. Schierarsi contro un uomo solo al comando, evidentemente, fa paura. Il rischio? Ritorsioni, isolamento, tagli ulteriori. E così, mentre la gente aspetta mesi per una visita, mentre i pronto soccorso scoppiano, mentre gli ospedali si svuotano, i sindaci tacciono.
Una battaglia che inizia dal basso
Romeo e i suoi 17 colleghi annunciano che il documento sarà presentato agli organi competenti. Ma la verità è che la loro è una battaglia in salita, senza il sostegno dell’intera provincia. Per cambiare rotta, serve coraggio politico, non obbedienza cieca. E serve che i cittadini inizino a chiedere conto a chi amministra, perché la sanità non è un favore, è un diritto costituzionale.