All’alba di oggi, una nuova e importante operazione antimafia ha scosso il territorio dell’Alto Ionio cosentino. Su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, guidata da Salvatore Curcio, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza hanno dato esecuzione a cinque misure cautelari, di cui quattro in carcere e una con divieto di dimora in Calabria.
Le denunce di due imprenditori e le rivelazioni di un pentito
L’inchiesta è nata dalle denunce sporte da due imprenditori locali, vittime di tentativi di estorsione, e dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia. Un quadro probatorio che ha permesso agli inquirenti di svelare l’operatività di due cosche storiche della Sibaritide: quella degli Abbruzzese e quella dei Forastefano, attive a Cassano allo Ionio e nei comuni limitrofi.
Estorsioni per sostenere i detenuti e le famiglie dei sodali
L’attività criminale aveva un obiettivo ben preciso: reperire fondi tramite estorsioni per sostenere i detenuti affiliati alle cosche e le loro famiglie, secondo un modus operandi mafioso rodato e collaudato. Le intimidazioni venivano esercitate in maniera sistematica, per garantire la supremazia territoriale e mantenere saldo il controllo economico su imprese e attività locali.
In carcere “Semiasse”, la moglie e Forastefano
Destinatari delle misure cautelari sono nomi di peso nel panorama criminale calabrese. In carcere: Nicola Abbruzzese, detto “Semiasse”, ritenuto figura apicale del clan Abbruzzese; Marco Abbruzzese, detto “U palumm”, considerato reggente della cosca; Finizia Pepe, moglie di Nicola Abbruzzese, ritenuta coinvolta nella contabilità del clan e nei rapporti interni; Pasquale Forastefano, affiliato a una nota consorteria criminale sibarita. Al divieto di dimora in Calabria è stato invece sottoposto Francesco Faillace, altro presunto sodale.
Un controllo asfissiante sul territorio
Le indagini hanno consentito di documentare un controllo asfissiante del territorio esercitato dalle due consorterie attraverso pressioni psicologiche, intimidazioni e violenze, capaci di neutralizzare qualsiasi forma di dissenso o denuncia. Secondo la DDA, il gruppo criminale operava come una struttura gerarchica, con precise funzioni logistiche, contabili e operative.
Lotta alla ‘ndrangheta: avanti senza sosta
Questa operazione rappresenta un nuovo colpo inferto alla ‘ndrangheta dell’Alto Ionio, confermando la determinazione della magistratura e delle forze dell’ordine a smantellare le strutture criminali radicate nel territorio. Le indagini proseguono, con l’obiettivo di individuare ulteriori complici e disarticolare completamente la rete mafiosa ancora attiva tra Cassano, Sibari e i comuni limitrofi.